Arriviamo al dunque: dateci anche un bollettino con i link dei profili Facebook, degli infettati dal Corona virus e poi il capolavoro sarà stato compiuto – così potremo mettere in quarantena anche tutti gli amici Facebook degli infettati e la smania logica (ma soprattutto illogica) di controllo sarà stata totalmente esaudita. Il problema più duraturo che questo virus ha generato e genererà risiede nel fallimento della (già fallace) convinzione di poterlo controllare. Dall’Asia arrivano notizie relative ad applicazioni capaci di farci evitare – attraverso la mappatura e la geolocalizzazione – eventuali focolai in zona. Misurazioni corporee di massa in tutta Europa. Droni che si avvicinano e che con voci umane intimano ad esseri viventi di rientrare in casa perché sprovvisti di mascherina. Macchinine radiocomandate mandate ad acquistare generi alimentari. In Cina. In Basilicata hanno emesso strampalate ordinanze che prevedono quarantene per chiunque ritorni in regione dal Nord Italia, anche da luoghi dove non vi è neppure un caso accertato. Un po’ come controllare l’incontrollabile. In Puglia verranno censiti tutti quelli che sono ritornati e che ritorneranno dal Nord. Ma cosa volete controllare?
Credo che il livello altissimo di questa smania di iper controllo sul virus sia dettato in primo luogo proprio dal già presente controllo sul quotidiano (di cui siamo tutti vittime e carnefici), dovuto alle tecnologie che ci siamo abituati a utilizzare
Credo che il livello altissimo di questa smania di iper controllo sul virus sia dettato in primo luogo proprio dal già presente controllo sul quotidiano (di cui siamo tutti vittime e carnefici), dovuto alle tecnologie che ci siamo abituati a utilizzare, alle tecnologie in cui ci siamo abituati a vivere.
Come se in questi ultimi decenni ci fossimo illusi una ennesima volta nella Storia di poter controllare la vita, e di nuovo ora qualcuno – l’organico – ci ricorda e ci ribadisce che non siamo in grado di controllare tutto.
Il “Controllo Totale” (che è anche il titolo di un disco della Oxa/Hoxha figlia di un profugo albanese sfuggito a quella stessa smania di controllo, però socialista), non è ancora umano – e tutto sommato questo, bisogna ricordarsi essere un bene.
Sono (e siamo) cresciuti guardando in diretta – in una scuola elementare di Japigia a Bari – la guerra in Iraq in TV, ed ero in una camera di via Paolo Sarpi a Milano nel 2001 (quando Sarpi era tutta un’altra cosa), di nuovo davanti alla TV mentre ancora in diretta un Boeing si schiantava sulla seconda torre. Oggi, dopo esserci goduti come un film – tipo “Virus Letale” – le scene che ci giungevano dalla Cina, siamo arrivati al contagio e al conteggio in casa e soprattutto in diretta web – contagiato per contagiato – dell’innalzarsi dei casi. Questo inverso countdown permanente abbracciato dalle più influenti testate del paese è risultato come un atto barbarico: basterebbe un bollettino giornaliero diramato dalla protezione civile e non questa costante quanto inutile mappatura in tempo reale – diffusa a tutto il paese minuto per minuto senza soluzione di continuità.
Tutto questo presunto controllo è possibile proprio grazie alle stesse tecnologie sperimentate nel quotidiano e che ci illudiamo possano proteggerci – generando in noi invece un assurdo stato di ansia permanente. Niente di buono può arrivare da gente in preda a un’isteria collettiva in grado però – paradossalmente – di risvegliare le nostre coscienze proprio dalla presunta possibilità di controllare tutto. Ma il problema non sta in questo risveglio: piuttosto in tutto quel soporifero tempo vissuto che ha preceduto la sveglia, nel tempo speso in quella illusoria convinzione di poter davvero controllare.
Niente di buono può arrivare da gente in preda a un’isteria collettiva in grado però – paradossalmente – di risvegliare le nostre coscienze proprio dalla presunta possibilità di controllare tutto
Ribadisco: dateci anche i link Facebook dei contagiati, così potremo illuderci di proteggerci ancora meglio, rifiutando l’amicizia di chiunque abbia nella sua cerchia un amico infetto – anche negli anni a venire, non si sa mai. Così, forse, saremo un po’ più tranquilli, poiché diventerebbe questo dell’altro carburante per la nostra perversa voglia di controllo, che di contropartita però alimenterebbe allo stesso tempo l’isteria collettiva – derivata dalla rinata consapevolezza di non poter veramente controllare nulla. Siamo oggi tutti vittime o carnefici e viceversa di questa smania di controllo. Controllati e controllori senza uniformi come nell’alienante Berlino Est.
“Oggi tocca a me domani tocca a te nessuno sa perché”.