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La Milano della prossimità ha lo spirito di un ciclista

La California arriva nel cuore di Milano con le biciclette Electra

Scritto da La Redazione il 16 maggio 2022
Aggiornato il 26 maggio 2022

Si sa, in questi ultimi anni il tasso di ciclisti è ampiamente aumentato. Complice quel tensore che sta compiacendo e coinvolgendo gran parte della popolazione cittadina, la voglia di essere healthy. Salutari, in forma, bellissimi e sudatissimi, tonici: come se la prova costume fosse sempre dietro l’angolo, anche a dicembre. E allora gite in montagna, correre, palestra, yoga a braccio, corpi liberi, arrampicata, chissà che un domani non si vada in giro con la tuta da sub.

Non è un caso che le bici di Electra arrivino a essere vendute anche Milano, direttamente dalle coste californiane.

Per dire che, in tutto questo, anche la bici assume un ruolo che unisce il divertimento, la fatica, e la voglia di salute. Mentale pure, come stacco, come tragitto. Per pensarsi sempre al mare, magari in California.

Così che forse non è un caso che le bici di Electra arrivino a essere vendute anche Milano, direttamente dalle coste californiane. Con quelle forme sinuose e un po’ arroganti-vintage che soltanto le biciclette con un retaggio da centauro possono avere. Parliamo di cruiser a manubrio largo, che a guardarle dall’alto disegnano un sorriso. Ci dicono che sono leggere e semplici – perché basic is the new cool – e che vanno ovunque la città permetta: strade, ciclabili, dossi, prati, quasi quasi potrebbero viaggiare su un fiume se si prende la velocità del planning. Ce l’hanno detto due dei locals che ci hanno accompagnato nel nostro viaggio per i quartieri, Silvana con i suoi food travels e Jon che da buon fotografo e community manager ha l’occhio per i dettagli.

Un hype che è figlio di quel sogno di Milano, e delle città metropolitane in generale, di diventare “green”, “sostenibili”, “bike-friendly”.

Insomma, c’è un hype che sulla bici vola. Un hype che è figlio di quel sogno di Milano, e delle città metropolitane in generale, di diventare “green”, “sostenibili”, “bike-friendly”. Si sa, ci vuole tempo per portare a terra ciò che è fatto della materia dei sogni. Lo sa bene chi scansa in continuazione le portiere in bagliori metallici sulle ciclabili di Corso Buenos Aires, per esempio. O chi si è ritrovato a scambiare quell’animo tendenzialmente candido e placido del ciclista con quell’irruenza propria dell’automobilista meneghino, che attacca la carrellata di clacson al ritardo di un picosecondo sullo scatto al verde.

Ma che dire, tutto quest’hype legittimo che smuove un gran pezzo delle suggestioni urbane è in parte già praticato. Sappiamo che la bicicletta è una delle soluzioni più in voga, e paradossalmente, più semplici; che è particolarmente adatta a Milano, perché provate a immaginarvi a pedalare sui colli di Roma e poi ne riparliamo; che una sudata fa bene e volendo in qualche decina di minuti s’arriva in aperta campagna; che in mezz’ora passi per intero tutto il diametro della circonvalla.