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Hyperlocal Festival 2024

Un portale verso altri mondi: la terza edizione del festival porta per due giorni a Milano le pratiche sonore, performative e comunitarie di sette scene culturali, artistiche e musicali internazionali, con le loro comunità e i loro quartieri.

Scritto da Piergiorgio Caserini il 3 settembre 2024
Aggiornato il 19 settembre 2024

Hyperlocal è la piattaforma che si occupa di raccontare due cose: territori e scene culturali. Vale a dire i rapporti di nascita e sviluppo che certi fenomeni artistici o musicali intrattengono con luoghi specifici e comunità locali all’interno di un panorama culturale globale. In altre parole, l’orizzonte editoriale di Hyperlocal e dell’omonimo Festival guarda alle condizioni ambientali – culturali, geografiche e urbane – che consentono a un fenomeno culturale di attecchire, svilupparsi e propagarsi in un luogo specifico e, eventualmente, internazionalizzarsi. Cosicché l’idea di “scena” resta una nozione timone, laddove questa è considerata come una dimensione minima di un laboratorio di stili di vita, una maniera di stare insieme capace di generare tensioni, modelli e codici di respiro internazionale, a partire da un luogo specifico.

Nella prima edizione di Hyperlocal Festival furono i quartieri italiani e le loro scene emergenti. Nella seconda, l’anno scorso, abbiamo cominciato a vedere a Milano scene e quartieri internazionali, con alcuni fenomeni culturali che hanno a tutti gli effetti prodotto scosse imponenti e cambi di rotta nella cultura globale (come è stato per la Dubstep), o che tentano attualmente di costruire ponti per creare condizioni di sviluppo ed esercizio di determinati generi musicali e pratiche culturali. Il punto, ci sembra, è quello di ricercare una certa trasversalità che mette in discussione le distanze geografiche e guarda invece ai movimenti, reali o d’invenzione, con cui le città e alcuni territori locali configurano espressioni culturali di rilievo e che rivendicano una data circoscrizione.

Hyperlocal Festival 2022 © Marco P. Valli

Hyperlocal Festival arriva quindi alla sua terza edizione, il 21 e il 22 di settembre in via Sile 8. I protagonisti saranno sempre i quartieri e le loro scene culturali, ma con un’intenzione, quest’anno, che riguarda la natura dei ponti e dei portali, vale a dire le condizioni con cui una determinata scena si è configurata attraverso viaggi e scambi finendo per sfondare la soglia del mainstream.

Immaginate dunque un viaggio, i cui soggetti sono specifici avvenimenti culturali che si spargono come semenze nei cantoni del globo, e in ognuno di essi attecchiscono per andare a configurare un proprio ambiente, assumendo così una loro propria specificità. Ecco che allora si potrebbe anche parlare di “meme” nell’accezione originaria del termine: piccole particelle culturali, vale a dire stili, comportamenti, immagini, raffigurazioni, parole e maniere linguistiche, insomma elementi che per imitazione si propagano, si replicano ed evolvono. Non diversamente dai geni, i memi passano da generazione in generazione e sono così destinati a cambiare in funzione degli ambienti culturali e umani in cui si ritrovano. Se il meme sopravvive al trapianto geografico o storico, cambia una cultura, cambia una comunità, emergono nuovi stili comunicativi ed espressivi, e assieme a questi cambia per intero un ambiente o una nicchia culturale, ovvero: cambiano i registri valoriali e le condizioni che sostengono lettura ed esercizio di una cultura attraverso una scena.

Questa è una maniera di raccontare la geografia culturale che interessa a Hyperlocal: quella di fenomeni culturali locali nati dalle necessità e dai sogni di una comunità che, originatesi nella molteplicità della cultura globale attraverso gli innumerevoli scambi e viaggi risultanti dalla globalizzazione e dalla comunicazione di massa, hanno saputo attecchire in territori circoscritti generando inediti culturali, chimere e metissages, inventando quindi stili espressivi e interpretativi, e ad avere risonanza internazionale producendo nuove reti di scambio e fruizione.

Al centro della terza edizione di Hyperlocal Festival ci sono sette scene: sette luoghi, sette comunità e sette fenomeni culturali che hanno prodotto generi e stili capaci di spostare l’asticella del gusto, dello stile e della cultura.

Così, quest’anno i protagonisti di Hyperlocal Festival sono sette scene e sette quartieri o territori internazionali che rappresentano casi esemplari di quest’idea. In tal senso, per la natura sistematica con cui il Festival si presenta al pubblico, bisognerebbe quasi considerare il palinsesto di artisti e performance alla stregua di un piano editoriale, di un giornale. Poiché quel che occorre è raccontare una storia, cosicché ogni atto o sezione presente nei due giorni di Festival è a tutti gli effetti un contenuto: una storia raccontata attraverso i suoi protagonisti, nei dj set e nei live, nelle performance artistiche e nei talk tanto quanto nel cibo selezionato per l’occasione.

 

Troverete dunque la storia della scena Grime, la forma più identitaria di rap UK originatasi nel quartiere Bow negli eastern ends londinesi, che da vent’anni a questa parte sfonda ciclicamente la barriera del mainstream. Sul palco ci saranno Slimzee e Riko Dan, e un talk dedicato con DaMetalMessiah moderato da Tommaso Monteanni.

 

Ancora da Londra, nel quartiere di Brixton, Hyperlocal porta una storia molto specifica di “viaggio” e di “ponte” sonoro e culturale, sviluppatosi prettamente negli scambi online, in vetusti e rigidi blog e in festival che qualche decennio fa erano periferici: è la storia del Breakcore, una mescola di hardcore, jungle, gabber e rave culture. Da Brixton ci sarà Ambush Records di DJ Scud in rappresentanza del breakcore “ragga”, mentre dalla nostrana Bologna arriverà DJ Balli che, con la sua etichetta Sonic Belligeranza, farà rappresentanza della Breakcore “bolognese”. Una conversazione tra i due, moderata da Francesco Birsa Alessandri (Haunter Records), approfondirà le relazioni tra scene a partire dalla loro dibattuta origine.

 

Restando in territorio anglosassone – sempre per quanto riguarda le condizioni di nascita ed esercizio di una scena – troverete Bristol: luogo imprescindibile per lo sviluppo della sound system culture, fenomeno nato dalla diaspora caraibica in città e dal conseguente arrivo della dub che sollecitò la diffusione dei “carnevali” in territorio anglosassone, tra cui spicca il quartiere di Easton & St Pauls a Bristol. Con un sound system dedicato, ci saranno Odd Shy Guy e Rose Again (entrambi Bristol Normcore) e Katatonic Silentio. Mentre da Easton & St Pauls verranno Pinch, fondatore di Tectonic e pioniere della scena, Yushh e Ossia: artisti e realtà che hanno vissuto e rappresentano tutt’ora la scena e la storia della sound system culture. Un talk dedicato e moderato dal critico musicale Shawn Reynaldo porterà poi al Festival Kutty QSS Qualitex, leggendario costruttore di sound system.

 

Da Lisbona ci sarà invece il quartiere Quinta do Mocho, uno dei fulcri storicamente più importanti per la nascita e lo sviluppo della Batida: una mescola frenetica tra il kuduro, genere angolano divenuto simbolo del paese post guerra d’indipendenza degli anni Settanta, tarraxinha, funaná, zouk e le sperimentazioni su software craccati in computer a basso costo agli inizi degli anni Duemila. Anch’essa frutto dell’incontro tra la diaspora angolana in Portogallo e lo sviluppo di inizio millennio della musica elettronica, la Batida rivendica una voce e uno spazio alla comunità afrodiscendente di lingua portoghese, tra periferie, generi tradizionali e diaspore. Sul palco ci sarà uno degli esponenti più rilevanti della scena: DJ Marfox e DJ Nigga Fox, entrambi pionieri del genere e artisti pubblicati dalla storica Principe Records.

 

Spostandosi ad Atene, nel quartiere di Kypseli, Hyperlocal porta a Milano il progetto artistico the AfroGreeks. Un collettivo comunitario che si esprime attraverso una vasta serie di video, interviste, interazioni sociali, ricerche ed eventi, volte a riscrivere la storia tra territorio greco e afrodiscendenza con l’intento politico di riconoscere la grecità nelle lunghe diaspore africane che si sono sedimentate nel quartiere di Kypseli, e che a sono parte integrante e fondamentale della storia della Grecia e della sua contemporaneità. Troverete dunque una performance realizzata da Demelza Elpida, Ijeoma Okoji, Irene Adwoa Annan Sackey e Jessica Onyinyechi Anosike – che saranno presenti anche alla conversazione moderata dalla curatrice Angeliki Tzortzazaki – e il live di Negros Tou Moria, artista che mescola trap, rap e R&B con rêverie sonore tradizionali come il rebetiko.

 

Dall’Italia ci saranno invece La Comunidad di La Spezia, che nel quartiere Umberto I ha fatto “casa”. Si tratta della comunità della Repubblica Dominicana più grande d’Europa, che da anni organizza in giro per il Paese i raduni di Kitipo, i grandi sound system montati su automobili. La car sound system culture è una scena originatasi nelle comunità diasporiche, ma che nella cultura dominicana spicca per bassi profondi, dissenso sonoro e competizione. Così la Comunidad organizza i suoi raduni: tra altoparlanti fissati su automobili come artiglieria leggera. Li troverete dunque al Festival con i Musicologos Italia – i musicologos sono i proprietari e costruttori dei car sound system –, assieme al produttore Blaze, Samuel Costa e Simone Bertuzzi (Palm Wine) come moderatore del talk dedicato.

 

Infine, ci sarà una storia poco raccontata ma fondativa per il panorama artistico attuale: il cammino delle Live Arts dalle sue origini a Bologna e in Emilia-Romagna fino a Roma, Milano e all’estero, tra festival, pratiche e l’attestazione del corpo e dell’evento nella prassi artistica contemporanea. Ci sarà dunque un palinsesto di performance storiche e recenti deputato a raccontare questa storia, con Parini Secondo, Gaia Ginevra Giorgi, Industria Indipendente, Sara Manente, KINKALERI + Jacopo Benassi, e un talk moderato da Fabio Acca con Silvia Fanti, Umberto Angelini e Michele di Stefano.

Troverete dunque al Festival sette “portali”: vale a dire sette luoghi, sette comunità e sette fenomeni culturali che hanno prodotto generi e stili capaci di spostare l’asticella del gusto, dello stile e della cultura. Ma non troverete soltanto questo: come nelle edizioni precedenti, il palinsesto è ricco e folto. Altri artisti performeranno sul main stage nella grande corte di via Sile 8, di nuovo sarà presente il Market degli artigiani e dei designer, l’area food sarà più vasta dello scorso anno e troverete le postazioni radio dai quartieri invitati con Kiosk Radio, Rádio Quântica, Stegi Radio, Noods Radio, Rough Radio e Box of Tangerine. Detto questo, ci sembra chiaro quale sia uno dei punti di Hyperlocal: occorre sempre cominciare da un “dove”, poiché nei luoghi d’elezione, scelti o capitati, si trovano litorali da cui osservare orizzonti e destinazioni peculiari che hanno spostato gli esiti della cultura espressiva.

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[english version]
Hyperlocal is a platform dedicated to narrating two things: places and cultural scenes. This refers to the relationships of origin and development that certain cultural or musical phenomena maintain with specific territories and local communities within a global cultural landscape. In other words, the editorial focus of Hyperlocal and its eponymous festival is on the environmental conditions—cultural, geographical, and urban—that enable a cultural phenomenon to take root, develop, and expand in a specific place, eventually gaining international recognition. Thus, the idea of a “scene” remains a guiding concept, considered as the smallest unit of a laboratory of lifestyles; a way of being together that generates tensions, models, and codes of international significance, starting from a particular location.

 

In its first edition, the Hyperlocal Festival showcased Italian neighbourhoods and their emerging scenes. For the second edition, we expanded our spotlight to explore international scenes and neighbourhoods within Milan, revealing cultural phenomena that have caused significant disruptions and shifts in global culture, as with Dubstep; or that seek to build bridges to create conditions for the development and practice of specific musical genres and cultural practices. Our objective, as we see it, is to research a certain transversality that challenges geographical distances and instead addresses the movements, whether real or imagined, through which cities and local territories cultivate significant cultural expressions that assert a distinct origin.

 

Hyperlocal Festival is now arriving at its third edition, on September 21st and 22nd at Via Sile 8 in Milan. Neighbourhoods and their cultural scenes remain the protagonists, but this year, the focus extends to the very nature of their bridges and portals—the conditions through which a specific scene has developed, evolving through journeys and exchanges until breaking into the mainstream.

 

Imagine a journey in which specific cultural events spread like seeds to the corners of the globe, each one taking root and later defining its environment, thus developing its own peculiarities. In this context, we could even speak of “memes” in their original sense: tiny cultural particles—behaviours, fashions, images, representations, words, and linguistic manners—propagating by imitation, replicating, and evolving. Much like genes, memes pass from generation to generation, changing depending on their cultural and human environments. When memes survive geographical and historical transplants, cultures transform, communities evolve, new communication and expressive styles emerge, and entire environments or cultural niches shift accordingly. That is, what changes is the set of values and conditions foundational to the understanding and practice of a culture.
This is how Hyperlocal wants to narrate cultural geography: cultural phenomena born out of the needs and dreams of a community. Originating within the diversity of global cultures through countless exchanges and journeys brought about by globalisation and mass culture, these phenomena have taken root in specific territories, generating unprecedented cultural events, fantasies, and hybrids, inventing new expressive and interpretative styles, and gaining international resonance by creating new networks of exchange and access.

 

This year, the protagonists of the Hyperlocal Festival are seven scenes and seven neighbourhoods or international territories, each standing out as a prime example of this idea. From this perspective, given the systematic nature of the Festival’s public image, the program of artists and performances can be considered akin to an editorial plan, much like that of a journal. Since what is needed is to tell a story, each act or section presented during the two days of the Festival serves, for all intents and purposes, as editorial content: a narrative conveyed through its protagonists, within the Dj-sets and lives, artistic performances, talks, and even the food stands selected for the occasion.

 

You will then find the history of Grime, the most distinctive form of UK rap, which originated in Bow, in London’s eastern ends, and has been cyclically breaking into the mainstream for the past twenty years. On stage, there will be performances by Slimzee and Riko Dan, as well as a dedicated talk with DaMetalMessiah, moderated by Tommaso Monteanni.

 

Also from London, in the neighbourhood of Brixton, Hyperlocal showcases another very specific story of a sonic and cultural journey, a bridge developed mainly through online exchanges, on old and rigid blogs and festivals that, a few decades ago, were still considered peripheral. This is the story of Breakcore, a mix of hardcore, jungle, gabber, and rave culture. From Brixton, there will be performances by Ambush Records and DJ Scud, representing “ragga” breakcore, while from Bologna, DJ Balli will represent the “Bolognese” Breakcore with his label Sonic Belligeranza. A conversation between the two, moderated by Francesco Birsa Alessandri (Haunter Records), will delve into the relationship between the scenes, starting from their long-debated origins.

 

Remaining in Anglophone territory—and still looking at the conditions for the birth and practice of a scene—you will find Bristol: an essential hub for the development of sound system culture. The phenomenon originated with the city’s Caribbean diaspora and the subsequent advent of dub, which led to the spread of “carnivals” across the UK, with Bristol’s neighbourhoods of Easton and St Pauls playing a central role. With a dedicated sound system, there will be performances by Odd Shy Guy and Rose Again (both from Bristol Normcore) and Katatonic Silentio. Representing Easton and St Pauls will be Pinch, founder of Tectonic and a pioneer of the scene, along with Yushh and Ossia—artists and figures who continue to represent the scene and the legacy of sound system culture. A dedicated talk, moderated by music critic Shawn Reynaldo, will feature Kutty QSS Qualitex, a legendary sound system builder.

 

From Lisbon, there will be the neighbourhood of Quinta do Mocho—one of the most historically significant centres in the birth and development of Batida: a frenetic mix of kuduro, the Angolan genre that became the soundtrack of the country after the independence war of the 1970s, tarraxinha, funaná, zouk, and early experiments with cracked software on low-cost computers in the early 2000s. Emerging from the meeting of the Lusophonic diaspora in Portugal and the rise of electronic music at the turn of the millennium, Batida claims a voice and space within the Afrodescendant Lusophonic community, bridging suburbs, traditional genres, and diasporas. On stage, there will be two of the scene’s most influential artists: DJ Marfox and DJ Nigga Fox, both pioneers of the genre and artists published by the iconic record label Príncipe Discos.

 

Moving to Athens, in the neighbourhood of Kypseli, Hyperlocal brings to Milan the artistic project AfroGreeks. This community collective revolves around a wide range of videos, interviews, social interactions, research, and events, aimed at rewriting the history of the Greek territory and Afrodescendence. The project’s political objective is to address the Greekness of the African diasporas that have settled in Kypseli and are now an integral part of Greece’s history and contemporary culture. You will find performances by Demelza Elpida, Ijeoma Okoji, Irene Adwoa Annan Sackey, and Jessica Onyinyechi Anosike—who will also participate in a conversation moderated by curator Angeliki Tzortzazaki—and a live performance by Negros Tou Moria, an artist who blends trap, rap, and R&B with traditional sonic reverie such as rebetiko.

 

From Italy, there will be La Comunidad from La Spezia, having made “home” in the Umberto I neighbourhood. This is the largest Dominican community in Europe, organising Kitipo gatherings across the country for years; with massive sound systems built on cars. As a scene, car sound system culture originated within diasporic communities, but in Dominican culture, it is distinguished by deep bass, sonic dissent, and competition. This is how La Comunidad organises its events, with speakers mounted on cars like light artillery. They will be featured during the Festival alongside Musicologos Italia—owners and builders of the car sound system—along with producer Blaze, Samuel Costa, and Simone Bertuzzi (Palm Wine), who will moderate a dedicated talk.

 

Finally, there will be a story that has long been underrepresented, despite its fundamental role in today’s cultural landscape: the journey of Live Arts from its origins in Emilia-Romagna to Rome, Milan, and beyond, through festivals, performances, and the expression of the body and the event in contemporary art practices. There will be a program of past and recent performances dedicated to narrating this story, featuring Parini Secondo, Gaia Ginevra Giorgi, Industria Indipendente, Sara Manente, KINKALERI + Jacopo Benassi, and a talk moderated by Fabio Acca with Silvia Fanti, Umberto Angelini, and Michele di Stefano.

 

At the Festival, you will find thus seven “portals”—in other words, seven places, seven communities, and seven cultural phenomena that have produced genres and styles capable of shifting the bar of taste, style, and culture. But that’s not all: as in its previous editions, the program is rich and dense. Other artists will perform on the main stage in the large courtyard of Via Sile 8; the Market of artisans and designers will also be present, along with a food area that is larger than last year’s, and radio stations from the featured neighbourhoods, including Kiosk Radio, Rádio Quântica, Stegi Radio, Noods Radio, Rough Radio, and Box of Tangerine. That being said, one of Hyperlocal’s leading ideas seems clear to us: there is always the need to start from a “where”. In these chosen or serendipitous locations, one can find littoral zones from which to observe horizons and peculiar destinations that have shifted the course of expressive culture.

 

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