Ci sono quelli storici, che anche nel 2015 hanno confermato di essere una certezza. Quelli nati da poco più di dodici mesi, ma che sono già diventati un riferimento. Ci sono quelli con la programmazione serrata e di ricerca, quelli che quando entri è come essere a casa, quelli che si sono costruiti una propria identità con una proposta musicale definita e con un’attitudine che lo è ancora di più. Ci sono quelli che (forse) non hanno uguali in tutto il mondo e quelli che resistono, nonostante in città di band, magari internazionali, ne passino poche.
Di spazi per la musica dal vivo, in Italia, ce ne sono ancora tanti – anche se sicuramente mai troppi – ognuno con una personale dimensione e atmosfera. Ne abbiamo scelti dieci, che quest’anno sono stati i migliori nelle città italiane del nostro network. Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli: ecco dove, negli ultimi 12 mesi, siamo andati ad ascoltare più concerti. E più volentieri.
Se è vero che a Torino vari spazi dedicati alla musica underground e alternativa resistono, ci sono pochi dubbi su quale sia il club capace di portare avanti una programmazione costantemente orientata anche alle proposte internazionali. È Spazio211, non a caso fra le location protagoniste anche del festival Todays.
Meno complicata, in tal senso, è la scelta su Milano, meta favorita – spesso anche con date uniche italiane – per quanto riguarda le proposte internazionali. Se il Circolo Magnolia, con la sua programmazione fitta e trasversale, si conferma un riferimento per la musica dal vivo in città in tutte le stagioni, quando si tratta di attitudine sono due gli spazi per la musica che nel 2015 hanno confermato di essere un riferimento per Milano: le mura accoglienti, l’atmosfera unica e la programmazione in stile “pochi ma buonissimi” dello spazio O’, e lo spazio altrettanto peculiare di Macao, la cui proposta musicale abbiamo approfondito in questa intervista al Tavolo Suono.
Non è esattamente a Bologna, ma fa nulla, tanto in Italia lo conoscono (quasi) tutti. È grazie all’Hana Bi, del resto, se abbiamo scoperto l’esistenza di Marina di Ravenna e se in Italia i concerti in spiaggia di band pazzesche sono possibili. Magari gratis. Dovendo scegliere e con tutte le “limitazioni” del caso (ad esempio il fatto che la sua programmazione, diretta dai ragazzi del Bronson, si estende solo nei mesi più caldi), la medaglia d’oro come spazio dedicato alla musica migliore d’Italia la daremmo proprio all’Hana Bi, un posto forse unico al mondo. E che pure i californiani ci invidiano. Impossibile su Bologna non menzionare anche il Covo, magari nella sua versione estiva in Vicolo Bolognetti: spazio d’altri tempi, spesso ingresso gratuito, programmazione indie-rock’n’roll che ci piace e pure buon cibo.
In un 2015 non tutto rose e fiori per i locali della Toscana, il Glue Alternative Concept Space di Firenze si è confermato un punto di riferimento, sia per la polivalenza della programmazione (in primis concerti, ma anche dj set, party, cineforum, corsi teatrali, esposizioni di arte…), sia per la qualità delle proposte. Nel corso dell’anno è stata mantenuta grande attenzione alla musica italiana alternativa, ma non sono mancate sorprese internazionali (Disappears e Crocodiles, su tutti). Uno spazio che fa ormai da “collante” alle serate in città.
Chi abita a Roma e frequenta i concerti dovrebbe saperlo: più che un unico spazio per la musica, al Pigneto c’è una sinergia, una rete di Circoli Arci che provvedono – ormai da circa un lustro e anche nei periodi più difficili per altri locali – a costellare l’anno di concerti. Dovendone scegliere uno fra tutti, sarebbe il DalVerme, la buia e accogliente caverna che tutto l’underground italico ci invidia: per la programmazione, per il bere buono e pure per un paio di festival a tema, che non sono passati inosservati. Il 2015 è stato poi l’anno del Monk, la mitica ex Palma, che ha ritrovato linfa vitale (e diciamola tutta, l’ha fatta ritrovare anche a parte di Roma) grazie alla ciurma di Ausgang: concerti, serate e uno spazio esterno perfetto per l’estate. Il posto che da troppo tempo mancava a Roma.
Chiudiamo con Napoli e il Cellar Theory, lo spazio che più di tutti in città è caratterizzato da una programmazione non appiattita sul pop mainstream, ma che che offre una ricerca sia in ambito underground italiano sia, a volte, in quello alternativo internazionale.