Fin da quando ha fatto la sua comparsa in terra lombarda, il Coronavirus ha suscitato un unico vero terrore: che saltasse il Salone del Mobile.
È per quello che i milanesi sono corsi a svuotare i supermercati, mica avevano paura per il figlio o il nonno! Se salta il Salone a Milano è peggio dell’Apocalisse di Giovanni, è peggio delle 10 piaghe d’Egitto, è peggio di Godzilla e dell’Armageddon. Tutta quella stizza sprecata per il panico dei creduloni, tutti a citare il virologo, l’immunologo, il pediatra, il veterinario, per dimostrare che il Covid 19 è una fetecchia, è meno del moccio di un neonato, ma in realtà era tutta una tecnica per esorcizzare l’unica vera catastrofe possibile.
«Rinuncio al design talk, rinuncio alla lezione di tai chi nel parco, rinuncio al cocktail col rosmarino prostrato, rinuncio al dj set di Cino Zucchi, rinuncio a tutto, ma lasciami il Salone, ho già affittato su airbnb pure la mamma, te prego, il salone no». Le preghiere sono state esaudite: Il Salone si piega ma non si spezza, si sposta in estate così magari tornano pure i cinesi che avevano già dato forfait.
C’è stato un boato, perfettamente udibile pure dagli internati di Lodi e Casalpusterlengo.
Per prima cosa, si recuperano pure le vacanze di Pasqua e del 25 aprile, che una decisione assai impopolare aveva deciso di sacrificare (anzi, per chi ama le teorie del complotto si aprono nuove piste).
Gli stranieri più furbi hanno subito opzionato le case su Airbnb nelle nuove date a prezzi non ancora upgraded alla tariffa Lupo Mannaro.
Una doppia linea di commenti è subito partita sui social: «Quest’anno piove a giugno» e «Sarà il primo Salone con i mobili già pronti».
Un’oscura polemica ha subito preso piede: il Salone non può essere diviso dal Fuorisalone. Ciò che sembra più che ovvio, ma dei misteriosi e potenti malfattori pare volessero dividere i due eventi.
Molti celebrano la sicura ascella pezzata (più che comune a molte passate Biennali, quando inauguravano a inizio giugno), mentre altri focalizzano l’attenzione sulla concomitanza con ArtBasel, Pitti e anche in parte Milano Moda Uomo (so’ problemi).
Ma a questo punto che ne sarà di Miart? e di Bookpride?
Ah, saperlo, saperlo.