Il viaggio in letteratura unisce il reale con il fantastico, includendo l’incontro con l’inconsueto e il magico. Ma cosa succede quando durante una trasferta, di lavoro o piacere che sia, si sfoglia un libro sul viaggio? In una sorta di metavacanza narrativa, ho buttato giù una guida (poco) ragionata sulla letteratura adatta a ogni tipo di partenza. Perché in fin dei conti noi siamo ciò che leggiamo, ma siamo anche i luoghi che visitiamo. In fondo siamo un sacco di cose, quindi smettiamola di autodefinirci, allacciamo le cinture e che decolli la cultura!
Partiamo con il titolo, forse, più lapalissiano di tutti. On The Road, sulla strada, il capolavoro generazionale Beat di Kerouac basato su una serie di esperienze intense vissute dall’autore girovagando più o meno allegramente per gli Stati Uniti. Parole d’ordine: no conformismo borghese, si nomadismo edonistico elitarista psicoattivo. Un titolo morfologicamente simile al precedente ma del tutto diverso come caratteristiche narrative è The Road, caposaldo distopico di Cormac McCarthy e Pulitzer 2007. The Road parla di un moto perpetuo, incessante, verso qualcosa di simile a una salvezza che probabilmente non arriverà mai. Un pugno nello stomaco di 220 pagine da leggere tutto d’un fiato, al cui cospetto anche la peggior vacanza ti sembrerà un’organizzazione 5 stelle Alpitour.
Non possiamo poi assolutamente dimenticare l’icona della letteratura d’esplorazione, ovvero Il giro del mondo in 80 giorni di Verne che ha allietato generazioni di grandi e piccini grazie alle sue mille e più avventure a bordo di moderni mezzi di trasporto così come sulla groppa di un elefante indiano.
Esistono poi viaggi che non vanno esattamente nel modo in cui erano stati preventivati. É il caso de Il signore delle mosche di William Golding, dove un gruppo di simpatici bambini britannici cade su un isola deserta e cerca di autogovernarsi, ottenendo risultati peggiori dell’Italia di Ventura.
Il viaggio a volte, oltre che fisico, è anche metaforico. Cuore di Tenebra di Conrad ne è un esempio. Una discesa lungo il fiume Congo che rappresenta una vera e propria immersione negli inferi psicologici del protagonista e della follia colonialista occidentale.
Durante una villeggiatura in altura poi è quasi d’obbligo munirsi di Le Otto Montagne di Paolo Cognetti, struggente romanzo che tratta montagna e famiglia con uguale veemenza romantica. Il premio Strega 2017 è un atto d’amore nei confronti dell’autarchia montana e di tutti quei legami che da questa dipendono, in contrapposizione a un odio quasi viscerale per la città, vera e propria cattivissima villain di turno.
In fondo, che ti piaccia il mare o la campagna, l’importante non è quale libro mettere in borsa, ma assicurarti di averne abbastanza. Perché lo sappiamo tutti che la vacanza potrebbe rivelarsi peggiore del previsto e un amico cartaceo (o digitale, a seconda delle preferenze) sarà l’unico in grado di salvarti, se non la pelle, almeno da qualche ora di inferno.