Notti tossiche inizia nell’autunno del 2015, quando ormai era chiaro a tutti che la scena elettronica milanese non poteva più essere sottovalutata. C’erano ben cinque discoteche meneghine nella top ten italiana di Resident Advisor e la scena della città era descritta da DjMag come “l’hub della musica elettronica in Italia”. Un mondo che non conoscevo [Enrico è di Torino, ndr] ma che iniziai ad esplorarle grazie ai preziosissimi consigli di Zagor e consultando voracemente i sempre-puntuali annunci di Zero. In settimana le feste degli universitari avevano spesso qualche nuova promessa internazionale, mentre nel weekend…beh c’era solo l’imbarazzo della scelta: la techno oscura del Dude, i super classici al Fabrique e all’Amnesia, i pomeriggi in famiglia al Masada, le location gustosissime di SVN, gli after post-tutto del Macao e chissà quanta roba mi sto dimenticato.
Dal canto suo, Berlino era ormai da anni la capitale mondiale della scena underground, un treno ad altissima velocità lanciato verso chissà dove. Ogni weekend migliaia di techno tourists arrivavano da tutte le parti del mondo per ballare tra fini connoisseur della cassa dritta e nelle location più assurde: scantinati, fabbriche e centrali elettriche, palazzoni del blocco est, magazzini delle poste, club fetish e i classici open-air. Gegen al Kitkat, Cocktail D’Amore al Griessmuehle, Buttons al ://about blank, Klubnacht al Berghain non erano semplicemente degli eventi di musica elettronica, ma delle armi di godimento di massa perfettamente studiate in ogni dettaglio per farti sentire, almeno una volta nella vita, vivo.
“I clubber, grazie agli infiniti piaceri che compongono un evento di musica elettronica, possano mettere in moto un processo di sperimentazione e scoperta personale, dagli esiti rivoluzionari.”
Per diciotto mesi mi sono mosso come una pallina impazzita in queste due città, provando a capire quale fosse il potenziale politico dell’andare in discoteca, oggi. Non sono più gli anni 70, quando a New York i party pariahs si formavano alle feste di David Mancuso al Loft e sbocciavo al Paradise Garage, al cospetto di Larry Levan e Frankie Knuckles; e non sono neanche gli anni 90 con un’infinità di scene locali dal sound unico e con i rave come avamposto per creare spazi autonomi al capitalismo. È passato molto tempo da quei periodi gloriosi e il clubbing oggi è una macchina da soldi globale, grazie ad un vertiginoso scambio continuo e in ogni angolo del mondo di persone, informazioni, suoni e oggetti. C’è quindi bisogno di nuove mappe per orientarci in questo mondo, ormai radicalmente cambiato.
Per riuscire nel mio obiettivo ho deciso di concentrarmi sui clubber e precisamente sui loro corpi e sui piaceri che provano. Evento dopo evento ho imparato che tutte quelle ore passate a scherzare tra amici e sconosciuti, a ballare su un dancefloor schiacciati ed euforici, non sono solo dei banali attimi di gioia e fuga collettiva, ma permettono un’immersione totalizzante in un nuovo orizzonte di senso (e sensoriale). Evento dopo evento ho capito come i clubber, grazie agli infiniti piaceri che compongono un evento di musica elettronica, possano mettere in moto un processo di sperimentazione e scoperta personale, dagli esiti rivoluzionari. Però qui mi fermo, non vorrei spoilerare…buona lettura.
Notti tossiche – Socialità, droghe e musica elettronica per resistere attraverso il piacere è un libro di Enrico Petrilli, pubblicato da Meltemi. Lika la pagina Facebook del libro, per rimanere sempre aggiornato.
Enrico Petrilli è assegnista di ricerca all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dove sta svolgendo uno studio sulla securitizzazione della notte. Ha svolto attività di ricerca, tutoraggio e formazione nelle Università degli Studi di Torino, di Milano-Bicocca e del Piemonte Orientale e presso l’Istituto di ricerca Eclectica di Torino. Ha scritto di clubbing, droghe, piaceri e rinascimento escrementale sulle riviste Zero, Prismo e Not, mentre è in corso di pubblicazione Sociologia del male e altri scritti, una raccolta di saggi di Edwin M. Lemert di cui è curatore insieme a Cirus Rinaldi.