Il 27 febbraio 2021, a un anno dalle prime chiusure dovute all’emergenza Covid, 130 live club si unirono per una serie di eventi trasmessi in streaming. Ma non ci fu la musica ad accogliere il pubblico, solo il silenzio. Una protesta preceduta dall’hashtag #Lultimoconcerto attorno alla quale si aprì un grande dibattito. Qualcuno si sentì preso in giro, molti altri apprezzarono il messaggio.
Eppure dopo quasi due anni la situazione è quasi la stessa. Da qui la nuova protesta di oggi partita in contemporanea a mezzogiorno sulle pagine dei locali aderenti all’iniziativa.
“Oggi – scrivono – il silenzio si fa ancora più assordante, interrotto solo dall’alternanza dei divieti e limitazioni imposti da due anni di pandemia, rimasti ormai validi unicamente per la nostra categoria: NO ai posti in piedi;
NO alla capienza piena; NO alla somministrazione di cibo e bevande, che per molti dei nostri spazi rappresenta l’unica fonte di entrata per la realizzazione degli spettacoli. Concerti sì, ma incompleti, insostenibili, privi di energia e di empatia tra pubblico e artisti. Speravamo di poter dimenticare, speravamo di poter ricominciare, grazie all’energia della musica.
E invece ancora, #nessunconcerto“.