In un mondo ferito, che ci abitua lentamente a una solitudine silenziosa, Linecheck e FAROUT – festival di musica il primo e di live arts il secondo – si uniscono per resistere alle logiche dell’isolamento. L’ambizione è mettere in dialogo pratiche sonore e arti performative, voci e corpi.
A partire dal 17 fino al 22 novembre, gli spazi ex-industriali di BASE Milano si animano del calore di una presenza, una bella presenza, che celebra l’arte come forza viva e irripetibile. Il programma è fitto di momenti live, dove la musica, grande protagonista, risuonerà attraverso i corpi in scena, restituendo all’ascolto la sua dimensione più umana.
Linecheck ci ricorda l’importanza di restare nel presente con consapevolezza e abituare la coscienza a un esercizio di profonda attenzione. Invita a espandere la percezione uditiva connettendosi alla totalità dell’ambiente circostante. In questo orizzonte, si inserisce la collaborazione–collisione con Farout, dove il corpo, spogliato da ogni sua costruzione, entra in scena prendendo vita attraverso il suono. Le performance diventano occasioni di partecipazione radicale, riti di convivialità in cui ci si abbandona alla vulnerabilità dell’incontrarsi. Un atto poetico, un gesto di fiducia, una possibilità di vivere insieme nella complessità.
Esibizioni di artisti affermati e voci sperimentali della scena contemporanea, emerge il percorso condiviso con il festival di live arts.
Il pensiero portato avanti sulla contemporaneità apre una riflessione sul futuro post-digitale, un tempo in cui l’arte, pur al culmine della sua riproducibilità tecnica, ritrova la sua irripetibilità attraverso l’esperienza dal vivo. Accanto alla fitta programmazione di questa rassegna ormai decennale; che accoglie esibizioni di artisti affermati e voci sperimentali della scena contemporanea, emerge il percorso condiviso con il festival di live arts. Questa edizione nasce dal desiderio di “fare parentela” (Making Kin), di riscoprire la cura come forza rivoluzionaria e forma di resistenza. Da qui prende vita un viaggio di cinque atti che attraversa la settimana, invitando il pubblico a un’esperienza di incontro e trasformazione.
Ad aprire questo percorso martedì 18 con un’opera fisica e sonora sono Rhuena Bracci, danzatrice del gruppo nanou e il duo musicale OvO. Canto Primo oltre ad essere la prima interazione tra i tre artisti, è un rito di invocazione in cui il corpo, solo e vibrante, esplora visioni infernali e oniriche. La coreografia mette in dialogo la potenza gestuale della danza che si modella incastrandosi perfettamente nelle crepe delle voci e dei suoni graffianti, diventando un tutt’uno con essi.
Mercoledì 19 è la volta di Investito, la condivisione nata dall’incontro tra una delle figure principali di riferimento della musica tradizionale spagnola Ernesto Artillo e l’artista interdisciplinare Ernesto Artillo. Si incontrano in un rituale in cui la voce dell’ex-flamenco trova materialità in un linguaggio visivo, capace di reinventare la tradizione. A seguire, il collettivo Falegnameria Marri che intreccia le nove differenti radici dei componenti ad echi popolari e ritmi lontani, dando vita a un paesaggio indisciplinato, dove ogni suono diventa una possibilità di appartenenza.
Giovedì 20 Annamaria Aimone, danzatrice e coreografa, e Laura Agnusdei, sassofonista e musicista elettronica, iniziano la loro riflessione a partire dall’omonima poesia visiva di Lucia Marcucci BLEAH!!!. In questo caso l’esclamazione onomatopeica, per certi versi infantile e irriverente, perde il suo significato originale per trasformarsi in una forma di linguaggio. Le due artiste mutano e scambiano i propri ruoli, la danza e la musica si rimodulano attraverso i corpi di entrambe, in un’esplorazione continua della relazione tra gesto e suono attraverso i loro strumenti, respiri, tamburi e il sax.
L’ultimo atto di questa collisione sabato 22 è la performance ideata da Olimpia Fortuni e Mariachiara Troianiello (Katatonic Silentio). Le due artiste trovano un punto di incontro con X (per) come due linee che si incrociano dando vita al segno che dà nome all’opera. La loro azione ci conduce in un cerimoniale sensoriale sospeso tra realtà e immaginazione, dove gesti e vibrazioni evocano figure archetipiche. Un viaggio ancestrale in un tempo sospeso come invito a fermarsi nella contemplazione del sé, degli altri e dell’ambiente circostante, ritrovando un nuovo equilibrio.
E allora non resta che esserci; lasciarsi trasportare dal suono, abitare la città e ritrovarsi insieme, in queste rigide giornate novembrine, nella fragile irripetibilità del condividersi.
Il programma completo è su linecheckfestival.com.