C’è un solo modo di affrontare le grandi rivoluzioni della crisi climatica: cambiare radicalmente il nostro modo di vivere, produrre, consumare. Un’affermazione che suona a molti come una minaccia, ma che invece riguarda il recupero di diritti fondamentali delegati per troppo tempo a una cieca fede nei progressi dell’industria. Promuovere e comunicare idee di cambiamento è la sfida dei prossimi anni e – in un piccolo non troppo piccolo – di Resilienze, il festival che da giovedì 12 a domenica 15 settembre torna alle Serre dei Giardini Margherita per parlare delle grandi trasformazioni planetarie interrogando artisti, attivisti, esperti, scrittori e sognatori radicati e radicali. Radicati perché partono dal proprio territorio per misurare l’impatto del proprio agire; radicali poiché non hanno paura di immaginare un mondo totalmente nuovo.
Attorno a questi due modi di essere ruota un programma ricco di incontri, workshop, concerti, proiezioni e performance che racconta un mondo di prospettive, di lotte, di pratiche e utopie verso il cambiamento.
Esistono davvero tecnologie “verdi” in grado di affrontare la crisi climatica? Quale agricoltura per tutelare le risorse, la biodiversità e generare sviluppo economico? Come difendere il diritto all’accesso alle risorse naturali? Di questo e molto altro potremo interrogarci con i numerosi ospiti invitati a portare il proprio contributo a una discussione cruciale per il nostro futuro.
L’arte è anche quest’anno la protagonista del festival a partire dalle installazioni del collettivo Antonello Ghezzi: T’Oracolo è un lavoro interattivo dove ognuno può trovare una risposta alle proprie domande nel tentativo di creare una coscienza collettiva condivisa; Shooting Stars l’installazione sonora che permette di ascoltare il suono delle stelle cadenti che verrà presentata con un live del compositore bolognese Valerio Maiolo (13 settembre, h 23.30).
Radicale il lavoro teatrale sulla Resistenza e la liberazione proposta da Ateliersi con GAP!, il viaggio tra musica e poesia di Massimo Zamboni, la voce di John De Leo, accompagnato da Massimo Ottoni; radicata è la musica della Banda del comitato (di cui fa parte anche la regista Alice Rochwacher) e radicate sono le affissioni di Cheap che porta sulle bacheche di via Irnerio il progetto curato da Dario Carta e Stefano Reboli UDHR – posters for Human Rights.
Il fotoreporter Fausto Podavini, due volte vincitore del World Press Photo, ci racconterà il progetto Omo Change, documento dei grandi cambiamenti ambientali e sociali nella valle dell’Omo e sul lago Turkana in Kenya, a seguito della costruzione della Gibe III, la più alta diga di tutta l’Africa; Michele Lapini presenterà Antropocene, un long- term project fotografico di indagine e documentazione sulle cause e sugli effetti del cambiamento climatico in Italia; Alessandro Cinque ci porterà con i suoi scatti a Espinar, nella regione peruviana di Cusco, parte del corridoio minerario che si stima fornisca il 40% della produzione nazionale di rame.
Il fotografo James Balog, una tra le principali voci dell’ambientalismo mondiale, è invece il protagonista del documentario di Matthew Testa The Human Element; si chiude infine con Watermark, film di Edward Burtynsky e Jennifer Baichwal (già autori della mostra del MAST Anthropocene) che parla di acqua come fonte di vita sotto ogni punto di vista: biologico, geografico, storico, economico, sociale e spirituale.
Oltre a conoscere, però, bisognerà anche imparare a fare e in questa prospettiva si inseriscono i workshop del 15 settembre dove si potrà imparare a ricamare sulla plastica con l’artista francese AnaÏs Beaulieu (gratis, resilienze@kilowatt.bo.it); costruire un impianto di acquaponica (€ 30, info@aquaponicdesign.it); ascoltare tutto ciò che si può ascoltare in qualsiasi momento con un corso sull’Ascolto Profondo tenuto da Anne Bourne (€ 20, gaspare@kilowatt.bo.it), allieva diretta della compositrice Pauline Oliveros, che sarà poi live con Silvia Tarozzi.