Ad could not be loaded.

Una cosa che ci manca: via Mascarella

Scritto da Salvatore Papa il 13 marzo 2020
Aggiornato il 2 aprile 2020

Foto di allafinediunviaggio.com

Le massime esistenzialiste scarabocchiate sotto i portici, le bottiglie di birra nei vasi della Cambusa, la fila di anziani il pomeriggio davanti al Cinema Odeon, il mimo che si lava la faccia, la targa dedicata a Francesco Lorusso: di via Mascarella ci manca praticamente tutto in questi giorni.
Dal muro scrostato di Palazzo Bentivoglio al bar di Linda con le sue carte da parati tropicali, dall’eau de toilette delle clienti del Bravo Cafè all’olezzo del take away peruviano, ci manca quel coacervo di locali, personaggi e storie che evolvono e si compenetrano, arrivano, partono, ritornano, invecchiano, muoiono; un mix che talvolta ha l’aspetto del vomito agli angoli delle colonne, talvolta quello delle girandole colorate sui balconi.

Ci manca la mattina, quando in un pacato rumorìo l’odore di candeggina si confonde a quello del piscio della notte appena trascorsa; al calar del sole quando con uno spritz puoi spostarti dal bar alla libreria Modo Infoshop e chiacchierare con uno sconosciuto di filosofia dell’aperitivo mentre ingurgiti le loro tartine con nonsocheccosa; la sera soprattutto quando puoi scegliere se andare a vedere un film o sbronzarti, cenare con la prima cosa che ti capita a tiro o col gelato della Cremeria Mascarella, magari pure farti spennare tra Cantina Bentivoglio e Bravo e poi finire la nottata sniffando lo zucchero a velo dei cornetti di Dolce Irnerio.

Ci manca un sacco zia Mascarella.