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Marquis

Musica e cibo come espressioni più alte della vita e il suo producer album di debutto

quartiere Corvetto

Scritto da Tommaso Monteanni il 9 dicembre 2022
Aggiornato il 8 gennaio 2023

Foto di Vecci Innocenti

Si chiama Gioele, è nato a Milano, ma ha vissuto maggior parte della sua vita a Pavia, dove ancora oggi ha il suo studio nonostante abiti a pianta stabile nella capitale meneghina. Dj e producer, il suo stile si identifica una grande quota di italianità sia a livello estetico che sonoro, tra cantautorato, disco e funk, con influenze saltuarie da mondi vicini ma paralleli, come le sonorità dei paesi toccati dal mediterraneo.

Nel 2022 esordisce con il suo primo album, “Il Pasto Nudo“, disco di dieci tracce con tanti ospiti di spicco e sintesi di quelle che sono passioni e influenze principali dell’artista.

Io e i miei ospiti mangiamo in un club.

Un producer album che descrive un vero e proprio lifestyle innato e parte integrante della nostra cultura a livello storico, che incontra però un mondo moderno dove la musica elettronica fa da padrona nell’ambiente di festa. Forte l’analogia tra cibo e musica che risultano in un’intersezione comune: vita. Riprendendo le parole dell’artista, “Ho voluto scrivere un disco che descrivesse l’energie dei momenti più alti dell’esistenza: il sesso, il cibo e il ballare.

Ho scambiato quattro chiacchiere con Gioele per parlare della sua musica e del suo background, e non ho perso l’occasione di farmi consigliare qualche posto in cui andare a mangiare.

Tommaso Monteanni: Partiamo dalle basi, il tuo background: di dove sei, da quanto abiti qua a Milano e in che zona. Senti di avere un quartiere di riferimento?

Marquis: Sono nato a Milano e cresciuto poco fuori, verso Pavia nel romanticismo e nella desolazione dei paesaggi padani.  Mia madre è nata e cresciuta tra Corso Lodi e Calvairate e con mio nonno, che era un grande appassionato di cinema, andavamo sempre a piedi fino al Cinema Colosseo; amavo quella passeggiata e tutt’ora rimane uno dei tratti più belli di Milano. Vedevo facce nuove e culture diverse intrecciarsi in continuazione, in più in casa ascoltavamo molto soul e molta musica etnica, questo ha influenzato drasticamente i miei ascolti e le mie influenze.

TM: Da quanto fai musica? Milano ha influenzato in qualche modo il tuo vissuto musicale?

M: Quando andavo a scuola e tornavo a casa mi mettevo al pc a fare musica al posto che studiare. Avevo 12 anni quando ho visto il video di “One More Time” dei Daft Punk e lì ho avuto il primo happening; ho capito che qualsiasi cosa avesse sentito il mio corpo in quel momento avrei dovuto cercarla per il resto della mia vita. Ho iniziato così. Fare il produttore in provincia mi ha acceso il desiderio necessario per riscattarmi, poi quando sono cresciuto ho iniziato a frequentare i club di Milano e questo mi ha aiutato a connettermi in fretta con persone che condividessero lo stesso sentiero alimentando la mia visione. Quando sei adolescente questo è un passaggio cruciale.

TM: Nel tuo album di debutto, “Il Pasto Nudo”, è evidente sin da subito la tua volontà di andare a rappresentare, sia a livello estetico che musicale, quel mondo fine anni 70’ inizio 80’ che fa parte della nostra storia. Cosa ti ha spinto ad andare a pescare da quella parte della nostra cultura?

M: Il nostro paese in quegli anni ancora brillava di stile e buon gusto. In casa sono cresciuto con il funk, il romanticismo di Lucio Dalla e la potenza di Fela Kuti, poi la musica elettronica e i club mi hanno stregato. Nel mio disco “Il Pasto Nudo” mi sono immaginato di essere nella “Grande Abbuffata” con Mastroianni e Tognazzi, l’unica differenza è che al posto della casa nei dintorni di Parigi io e i miei ospiti mangiamo in un club.

 

TM: Se dovessi definire un simbolo estetico che ti rappresenta, - può essere un oggetto, un gioiello, un piatto, un utensile - quale sarebbe? E perché?

M: La collana di mio nonno… raffigura la croce della vita, simbolo legato all’antico Egitto e poi ripreso dagli antichi romani per rappresentare il sesso femminile nella biologia.

TM: Il cibo è un’altra componente chiave del tuo progetto. Quali sono i posti preferiti in cui andare a mangiare qua a Milano? Sia in zona tua che in assoluto.

M: Dunque, ti ringrazio molto per avermi fatto questa domanda. Uno delle mie trattorie preferite in zona è Bar – Trattoria da Lucio (Corvetto) che è una hit; poi per la cucina giapponese Osaka (Garibaldi), Fairouz se volete mangiare Libanese, Riad Majorelle molto buono come risto marocchino, Fan Wu mio cinese prefe (sembra di stare a New York) e Kanpai se vuoi bere un buon drink.

TM: Nomi importanti all’interno del tuo album di debutto: da Loris Gentile a Cmqmartina. Come nascono e si sviluppano queste collaborazioni?

M: Sono nate da rapporti personali e da grande stima artistica, di tutti gli artisti che trovi nel disco ero fan da molto prima di collaborare, poi ho provato a chiedere loro di partecipare al disco e hanno risposto con entusiasmo. Con Loris siamo amici da tempo e condividiamo gli stessi valori, era il naturale sviluppo del nostro rapporto, esploso poi con Grido (Di Notte); adesso abbiamo in ballo un paio cose insieme che vedrete fra poco.

 

TM: Progetti per il futuro? Stai lavorando a qualcosa di nuovo o sperimentando nuove wave musicali? Hai in ballo delle date per l’inverno?

M: Sto lavorando a tanta nuova musica (mia e di altri) che rilascerò fra non molto e sto lavorando al disco de “Il Mago del Gelato”, un gruppo italo – funk di via Padova di cui mi sono follemente innamorato. Suonerò poi in un live set l’11 Dicembre al Circolo Magnolia prima della Mauksovic Dance Band e per gennaio ho qualche data che annuncerò a breve.
Spero di vedervi in una di queste occasioni :)