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Matilde Galletti

Tra il cielo di Milano e il mare delle Marche, una curatrice di spazi inaspettati

Scritto da Rossella Farinotti il 10 giugno 2022

Matilde Galletti, Martesana. Ph Silvia Mariotti

Abbiamo intervistato Matilde Galletti, curatrice che, da Milano, pochi anni fa è ritornata a Porto San Giorgio, nelle Marche, il suo territorio d’origine, dove ha creato un ponte di dialogo e interazione con artisti di diverse generazioni. Matilde ha fondato Karussell, un’associazione culturale che pone a confronto passato e contemporaneo grazie alla collaborazione di artisti con alcuni luoghi storici e borghi antichi delle Marche. Karussell ha infatti aperto al pubblico realtà private che prima non si conoscevano: palazzi antichi, dimore rinascimentali o barocche, storiche lavanderie abbandonate, saloni d’altri tempi e un punto di riferimento prezioso proprio sul porto a San Giorgio: l’Approdo, dove invita gli artisti a confrontarsi con il luogo e i suoi abitanti, sviluppando una residenza. L’ultima è stata dedicata a Mattia Pajé, mentre il prossimo artista invitato a relazionarsi con un luogo speciale è Alessandro di Pietro, che inaugurerà a luglio.

ecco, questa è una cosa che rende unica Milano: ovvero che moltissimi artisti ci abitano o comunque transitano da quelle parti. Molto spesso, i più bei progetti nascono da quattro chiacchiere fatte in studio…

Da qualche anno ti sei trasferita da Milano nelle Marche, il tuo luogo d’origine, dove stai sviluppando una serie di progetti con l’associazione Karussell legati all’arte contemporanea. Da allora sei pendolare tra Porto San Giorgio e Milano. Vivere e lavorare in due luoghi così diversi - nelle Marche hai mare davanti agli occhi ogni giorno, a Milano hai altri stimoli e tante mostre da vedere – può essere un buon equilibro per i progetti artistici?

Sicuramente! O per lo meno per me è così. Una città come Milano ti arricchisce di idee e contatti umani e professionali così come di esempi e stimoli che poi, portati in provincia, decentralizzati, hanno un potenziale di sviluppo enorme. Ciò avviene sia dal punto di vista di ciò che puoi donare alla tua comunità di origine (e in questo momento di appartenenza) sia dal punto di vista delle derive che certi esempi possono seguire una volta proposti in un ambito in cui, per certi versi, hanno la possibilità di avere maggiore respiro ed espandersi.

Devo dire che mi piace anche invitare amici artisti o critici e curatori a passare dalle Marche, al di là della loro partecipazione a qualche progetto e solo per il piacere dell’ospitalità, per poter creare situazioni conviviali nelle quali poter scambiare informazioni e punti di vista e per poter ricambiare convivialità e ospitalità che mi riservano quando sono a Milano o in altre città.

A Milano ci torni perché, dallo scorso anno, insegni all’Accademia di Brera, giusto?

Sì, ogni dieci giorni posso dirmi milanese: ho una casetta e il lavoro! Quando arrivo passeggiando in Accademia, è sempre bello: Brera è un bel quartiere ed entrare in un luogo così affascinante e carico di storia mi fa sempre pensare di essere fortunata. Insegno Storia dell’Arte Contemporanea al biennio di Decorazione e assieme a Simeone Crispino (aka Vedovamazzei, assieme a Stella Scala) stiamo cercando di fare nuovi progetti per gli studenti. Quest’anno faremo una serie di incontri con figure provenienti dal mondo dell’arte, sia da contesti istituzionali che non, con la possibilità di portfolio review per i nostri studenti.

Quando sei nelle Marche lavori principalmente su quel territorio, riattivando realtà storiche - ville antiche, negozi retrò abbandonati, addirittura un approdo sul mare dove hai ideato residenze d’artista -, ma coinvolgendo artisti anche da qui, mi sbaglio?

A Fermo ho un’associazione, appunto, con la quale ho attivato due progetti principalmente dedicati al recupero o alla valorizzazione di luoghi di Storia e storie: Karussell, arte contemporanea in spazi privati e la residenza L’Approdo. La prima iniziativa prevede la realizzazione di mostre all’interno di palazzi storici antichi della città di Fermo, privati e mai aperti al pubblico, che diventano luoghi che accolgono il progetto espositivo dell’artista di volta in volta invitato (abbiamo avuto Silvia Mariotti, Ornaghi e Prestinari, Marco Andrea Magni, Giovanni Oberti, Andrea Romano, Lula Broglio e una collettiva con Paola Angelini, Luca De Angelis, Alessandro Fogo, Mattia Pajè, Francesco Snote e Alice Visentin). Mentre nel paesino di riviera di cui sono originaria, Porto San Giorgio, ho attivato la residenza d’artista L’Approdo: recuperando un piccolo edificio storico legato alla comunità dei pescatori, cerco di approfondire e valorizzare tutto quel patrimonio immateriale legato alla civiltà marinara e dei pescatori attraverso la ricerca e lo sguardo degli artisti che invitiamo. Come puoi leggere dai nomi, sicuramente molti degli artisti con cui ho lavorato vengono da Milano. Ogni volta che sono in questa città, di sicuro la cosa che più mi piace è andare in giro per fare studio visit: ecco, questa è una cosa che rende unica Milano: ovvero che moltissimi artisti ci abitano o comunque transitano da quelle parti. Molto spesso, i più bei progetti nascono da quattro chiacchiere fatte in studio…

Parlando di relazioni, che rapporto avete con Milano tu e tuo marito Mario, che lavora nell’arte contemporanea da diversi anni, e che faceva parte di un certo gruppo che a Milano, grazie a Luciano Fabro, è stato un punto fondamentale per la città?

Per Mario la città di Milano è il luogo in cui è cominciata la sua ricerca artistica, grazie alle varie figure che si trovavano ad insegnare a Brera (Luciano Fabro, Iole De Sanna… ) e anche grazie ai compagni di accademia con alcuni dei quali ha poi aperto lo storico spazio di via Lazzaro Palazzi e fondato la rivista Tiracorrendo, in un periodo in cui essere giovani artisti era difficile tanto quanto ora, sia per la necessità di emanciparsi dai propri “padri” artistici, sia per la scarsa possibilità di far conoscere il proprio lavoro in un sistema che ancora era tutto rivolto a nomi già affermati. Per entrambi Milano resta una città di riferimento, quella nella quale, credo, continueremo a vivere per almeno una parte dell’anno. Lui ha qui il suo studio e passa in questa città la maggior parte del tempo. A volte ci diciamo che sarebbe bello trovare un vecchio laboratorio nelle Marche e risistemarlo per farne il suo studio, ma poi la conclusione è sempre che da Milano non si può andar via. Il rapporto è, per certi versi, di amore e odio: da un lato entrambi via da Milano non potremmo stare, dall’altro lontani da Milano stiamo bene. Lui però sarebbe capace anche di un’azione estrema ovvero di ritirarsi su un eremo e mollare tutto (pur continuando a fare arte), mentre io no. O almeno non per ora.

Mario ha lo studio nel cuore di NoLo, da quando questo quartiere certamente non veniva ancora chiamato così. E voi abitate un po’ più avanti, verso Precotto. Che rapporto hai con questa zona? Hai delle abitudini prettamente milanesi?

Sì, ha uno studio lì che condivide con Diego Perrone e Stefano Dugnani già da molti anni. Si trova in un contesto molto bello: un’ex fabbrica di cioccolato. Fino a qualche anno fa, nella stessa corte, si trovava anche il laboratorio dell’artigiano che, in Italia, realizzava i Mobiles di Calder. Quando si sono trasferiti in questo questa zona non c’era nulla di tutto quello che si vede ora. Era un quartiere di passaggio, popolare, il capolinea del tram 1… Era comunque bello perché c’era molta tranquillità e vita di quartiere. Ora sono arrivati molti artisti, la galleria Schiavo ha trasferito qui la sua sede (ma i ragazzi di Fanta sono arrivati molto prima!), c’è il cinema Beltrade che è una realtà meravigliosa, molti studi di grafica e diversi locali dove trovare del buon vino o mangiare bene. Figurati che per un certo periodo, ma ormai alcuni anni fa, c’era anche una ragazza cinese, una artista, che aveva qui un piccolo ristorante, con tre tavolini, e quello era la sua opera…

Il contesto in cui abitate è affascinante ed è condiviso con altri artisti. Ce lo racconti?

Ah il posto dove abitiamo è delizioso, poco lontano c’è la trattoria San Filippo Neri (tutti in zona la conoscono!), la signora che vende thè dei più pregiati e una pasta fresca dietro casa!! La nostra casetta si trova in una vecchia cascina risistemata dove da decenni ha lo studio Liliana Moro e dove c’è anche un gruppo di architetti… il clima tra vicini è davvero molto bello. Quando le nostre due bimbe, Caterina e Ada, sono qui possono scendere nella corte e trovare tanti zii con cui chiacchierare. Due fermate più giù di Precotto ovvero a dieci minuti a piedi abitano molti amici cari che hanno anche il loro studio da quelle parti. Ritrovarsi alla Tipografia Alimentare o sulla Martesana per una passeggiata è super!!

Quando rientri nelle Marche, ti manca Milano?

Devo dire di sì… la mia unica fortuna, anche ora che sto scrivendo, è che dalla finestra vedo solo mare e questa cosa è impagabile.