Da un termine che nel vocabolario italiano non esiste, ecco un dolce a forma di cerchio a base di farina, olio, acqua e zucchero. Un must della tradizione culinaria popolare sarda, cibo fatto con nulla ma dall’etimo intricato. Potete anche chiamarle zippole, zepole, zipuas, zippua o zippuasa, il risultato non cambia: sono fritti la cui forma è opera di bellissime e capaci zipolaie, creati senza l’utilizzo di un piano di lavoro e sfidando la forza di gravità. Il tutto accompagnato da buon vino narboliese, tamponando gli eccessi alcolici anche bruschette o pezza imbinada cu ‘pai frissiu i’aghedu (non di soli dolci si vive…). Poi tutti in pista col fisarmonicista.
dom 24.02