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mar 04.10 2016 – dom 08.01 2017

L'altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2015

Dove

Triennale di Milano
Viale E. Alemagna 6, 20121 Milano

Quando

martedì 04 ottobre 2016 – domenica 08 gennaio 2017

Quanto

€ 10/6

La Triennale di Milano apre le sue porte a più di centocinquanta fotografie e libri fotografici provenienti dalla Collezione Donata Pizzi in occasione della mostra L’altro Sguardo, Fotografie Italiane, 1965 – 2015, a cura di Raffaella Perna. Solo fotografie di autrici donne, e italiane: dai lavori pionieristici di Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Paola Mattioli, Marialba Russo, sino alle ultime sperimentazioni condotte tra gli anni 90 e il 2015 da Marina Ballo Charmet, Silvia Camporesi, Monica Carocci, Gea Casolaro, Paola Di Bello, Luisa Lambri, Raffaella Mariniello, Marzia Migliora, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e molte altre.

Un lungo viaggio in 50 anni di produzione in cui è cambiato il modo di vedere e di raccontare la società. Una storia della fotografia italiana, attraverso lo sguardo femminile, che parte dai primi lavori di denuncia in grado di imporsi con la loro qualità e il loro coraggio in un panorama al tempo ad esclusivo appannaggio maschile, sino alle ultime riflessioni fotografiche, capaci di aprire lo spazio sul personale e sul gesto quotidiano. Un percorso contaminato da altri linguaggi quali l’editoria ed il video capace di offrire uno spaccato puntuale della nostra cultura e dei suoi mutamenti estetici e concettuali, raccontandolo con grande equilibrio, tra cronaca e poesia, tra memoria privata e collettiva.

Il legame con la figura femminile è un tratto naturale e necessario di questa mostra, che sarebbe tuttavia riduttivo definire femminista. Infatti, la Collezione privata di Donata Pizzi – donna e fotografa – si regge sul desiderio, libero da giudizi di valore, di offrire il giusto riconoscimento critico alla fotografia italiana di qualità, in particolare alla sua preziosa sfumatura femminile, che ha maggiori difficoltà a trovare un proprio contesto ed una propria dignità.

«La definiresti una collezione femminista?» chiede un giornalista a Donata Pizzi, che replica «No, anche se è diventata un po’ così. […] A me interessa l’impegno, e ho trovato che le donne siano state più coraggiose sul sociale.»

Scritto da Andrea Pariani