Wayne Coyne è un gran mascalzone. Occhi da cerbiatto e capelli da scienziato pazzo, eternamente in bilico tra il ci sei e il lo-fi. Trent’anni di carriera e una caterva di dischi bizzarri hanno trasformato il suddetto flippatone di Oklahoma city da clown del garage-rock in una delle realtà musicali più fighe della galassia. Stasera porterà sul palco dell’Alcatraz il recente Oczy Mlody, diciassettesimo disco a nome Flaming Lips. Accantonato da tempo remoto l’otttimismo sballone di Soft Bullettin e le sinfonie orgiastiche da tramonto Paisley di Yoshimi, a questo giro si gioca al rallenty con lenti movioloni downtempo ad asfaltare l’autostrada vocale in falsetto di un Coyne sempre più appesantito dal dilemma dell’esistenza. Senza chitarre e sempre più lontano dal party-rock drogapulco che ti aspetti, questo è un mantra cadenzato che ti stringerà a presa lenta. Ovviamente sarà solo una parentesi del live, ad attenderti un “Cirque du Disage” fatto di Teletubbies con cinture falliche, sangue finto, ventriloquismi, esplosioni di coriandoli e tantissime altre assurdità assortite che ti sarà inutile cercare dal tuo Tiger di fiducia. Non far finta di divertirti, non sarà necessario.