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Del cibo non si butta via niente

Chi altri se non Gorillas poteva riflettere su una redistribuzione positiva degli “scarti alimentari”? Il Food Waste Truck che persevera nella rivoluzione della spesa

Scritto da La Redazione il 25 aprile 2022
Aggiornato il 29 aprile 2022

Buttare cibo nella spazzatura è un controsenso – e stiamo usando un eufemismo per adeguarci a un’insalubre dolcezza linguistica nel tentativo d’essere carini con il vostro lato da consumatori zombificati. Ma non è soltanto colpa vostra – almeno un minimo di conforto ve lo diamo. Se riguardasse soltanto voi vi diremmo che i gambi dei broccoli si mangiano e non si buttano, oppure che prendere i prodotti in scadenza è una buona abitudine, ma anche che se qualcosa scade e ve ne accorgete qualche giorno dopo la potete mangiare comunque. Perché ci sono anche i controsensi della logistica e del commercio, come i supermercati troppo abituati a buttare roba in scadenza. Perché come ormai sappiamo bene e tutti quell’iperconsumo adrenalinico e insaziabile della modernità vuole che ci sia sempre tutto e in ogni momento – rigoroso e doveroso ricordare la fotta patinata e “salutare” per l’avocado così come il dramma dell’olio di palma –, e perciò si raschia il fondo realizzando il bias per cui è più semplice buttare roba che averne meno.

È a partire da queste premesse che Gorillas ha attivato il suo progetto antispreco, ripensando nei suoi circuiti la distribuzione alimentare: per farvi stare un po’ meglio con voi stessi, per mitigare l’ecoansia, per cercare di farvi capire un po’ più a fondo cosa si può fare con la filiera logistica del commestibile, arriva il Food Waste Truck di Gorillas

Parlando di cibo dovrebbe essere tutto come il maiale: non si butta via niente.

L’obiettivo è rivedere un po’ le priorità, ragionare su cosa sia il cibo, su a chi serva per davvero, su una qualche forma di morigeratezza nei consumi e nella distribuzione, così come a immaginare una logistica che sia il più possibile distributiva e che escluda dal suo vocabolario tutti quei termini affini a “scarto” – perché parlando di cibo dovrebbe essere tutto come il maiale: non si butta via niente.

Ora, potremmo sciorinarvi statistiche e numeri e percentuali e lasciarvi così nella palude d’autocommiserazione che vuole il sapersi pessimi consumatori, grandi cestinatori di tonnellate di generi commestibili e così via, riducendovi a qualcosa in cui è difficile riconoscersi e che, eppure, siete. Ma non lo faremo che tanto lo sapete già.

La rivoluzione della spesa è anche riflettere sulle modalità con cui ciò che è spesa si configura.

Piuttosto vi portiamo l’esempio di Gorillas. In primis perché la responsabilizzazione dei consumi è sempre più efficace quando riguarda la distribuzione e l’idea di spesa, coinvolgendo perciò i più e non i singoli. Ma soprattutto perché chi altri se non i bikers della città dei 10 minuti potrebbero riflettere adeguatamente su come distribuire il cibo, su come far sì che lo scarto sia inesistente? D’altronde la rivoluzione della spesa è anche questa: non soltanto l’immediatezza della ricezione, della consegna, ma la modalità con cui ciò che è spesa si configura. Pensate: Gorillas ha warehouses in giro per la città, una rete capillare in cui migliaia ricevono alimentari da una maglia fatta di contenitori a scatola chiusa: sono i luoghi da cui vi si porta il cibo e di conseguenza quelli in cui la “spesa” si accumula. Giace, parte ed eventualmente scade. Ed è qui si colloca il problema. Da una parte il superamento della data di scadenza provoca ai più una strana forma di rigetto, di sospetto, insomma, non ci si fida e ci si dimentica della sapienza geriatrica dei nonni quando ci dicevano che lo yogurt pure dopo 10 giorni è buono. Dall’altra, c’è un regolamento che rispecchia questo sospetto per cui se i prodotti tutti scadono o stanno per scadere, via: si buttano, o quantomeno, rimangono invenduti.

Bene, Gorillas ha pensato così di risolvere il proprio con due strategie: l’una per farvi ricordare i consigli di nonna, mettendovi davanti la possibilità di farvi arrivare a casa nei consoni dieci minuti prodotti prossimi alla scadenza e a prezzo ridotto – il lunedì, mercoledì e venerdì. L’altra è il “Food Waste Truck”, letteralmente il Furgoncino dei Rifiuti Alimentari: una rete di redistribuzione che vede questo nero furgoncino partire ancor prima dell’alba, ogni giorno, dirigersi verso i warehouses, caricarsi gli invenduti che sono ancora buoni da mangiare, e portarli gratuitamente agli enti di beneficienza e sostegno della città, realtà celebri per il loro operato – come Progetto ARCA, Ronda Carità e Solidarietà e Caritas Ambrosiana. Qui i numeri ve li diamo: parliamo di circa un centinaio di cassette colme di cibo al giorno, che equivalgono in più o meno 9000 pasti recuperati, che è un paese di provincia che mangia.

Insomma, qui si cerca di riflettere su come funziona la logistica, su che cosa sia spesa, su come il cibo renda in fondo felici e abbia tutto il potenziale per farlo, e per voi altri è una buona notizia per lavorare sull’ecoansia che v’attanaglia ogni volta che sentite la parola “spreco”.