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Claudio Gallorini e Valerio Serranti

Dall'Andrea Doria di Tor di Quinto alla Warehouse lungo via Salaria, passando per il festival Scenario il prossimo 11 e 12 settembre: se negli ultimi cinque anni sei tornato a casa con il sole già alto, spesso la colpa è stata di questi due individui.

Scritto da Nicola Gerundino il 9 settembre 2015
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Sembra ieri che passava il primo treno all’alba a far scattare l’ultimo disco e invece sono già passati sei anni dalla prima serata a firma Rebel Rebel, con l’Andrea Doria che si è ritrovato, da circolo sportivo, ad essere l’epicentro del clubbing estivo romano. Ne sono passati di dischi e ne sono successe di cose: il Rebel si è procacciato un tetto invernale – meglio noto come Warehouse – e di tanto in tanto si ingrossa fino a diventare festival sotto le vesti di Scenario, proprio come succederà il prossimo 11 e 12 settembre, quando a salire sul palco dell’Andrea Doria saranno Hudson Mohawke, Mano Le Tough, Nathan Fake, Rødhåd, Synkro e altri ancora. Per l’occasione abbiamo deciso di intervistare coloro che in questi anni vi hanno procurato tantissime notti insonni, ma vi hanno regalato altrettanta musica e ritorni in macchina all’alba.

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Correva l’anno 2010: la prima campagna di comunicazione (virale) del Rebel

Zero: Iniziamo dalle presentazioni.
Valerio Serranti: Valerio Serranti Roma, 15 dicembre 1985.
Claudio Gallorini: Claudio Gallorini, Roma 9 aprile 1984.

Quando avete iniziate a frequentare la “vita notturna” di Roma? Vi ricordate qual’è stata la prima serata in cui siete andati?
V: Onestamente i ricordi sono un po’ vaghi, ma sicuramente il club era il Brancaleone.
C: Brancaleone.

Quali erano le serate che andavano per la maggiore all’epoca?
C: Agatha e Microhouse al Brancaleone, Ultrabeat al Goa, Blueroom al Rialto. Una delle mie situazioni preferite era però il Blue Cheese a Testaccio.
V: Sicuramente le serate di quel periodo a cui sono più affezionato sono Firewater e Agatha del Brancaleone, ma non posso non citare il Beat Park e Ultrabeat al Goa.

Qual’è stata la prima serata che avete organizzato? Fu un successo o un fiasco?
V: Che mi ricordi, ci siamo conosciuti il 5 gennaio di tanti anni fa tramite la serata Deepsession in cui ospitammo i Bloody Beetroots, fu una splendida serata piena di gente.
C: Si, ci siamo conosciuti all’interno del progetto Deepsession, mi ricordo anche io quel 5 gennaio imballato di gente al Lanificio con i Bloody Beetroots.

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Parlando del Rebel, quando e com’è nata l’idea di una serata estiva?
V: Nell’estate del 2010, dopo aver visto la location, la serata è nata da sola.
C: È nato tutto così, quasi per gioco, come tutte le cose più belle.

Siete stati voi ad imbattervi nel Circolo Andrea Doria oppure è il Circolo Andrea Doria che si è imbattuto in voi?

V: Dobbiamo ringraziare il nostro socio Maurizio Pallini per averci mostrato questa fantastica location, chiaramente non è esattamente come è ora, era un po’ “fatiscente”, ma dopo aver visto il treno che passava sopra il ponte il nostro pensiero comune è stato: << This must be the place >>.
C: Ricordo perfettamente quando mi chiamarono Valerio e Maurizio, dicendo di andare a vedere questo posto vicino Tor di Quinto. Era selvaggio e pieno di erbacce, ma traspirava qualcosa di unico.

Quindi sapevate già del passaggio del treno all’alba, sul ponte che sta dietro la consolle?
C: Ehehehe, sì lo sapevamo.
V: Lo sapevamo, lo sapevamo.

Che faccia fanno i dj ospiti quando vedono arrivare il treno?
Sicuramente incredula, riceviamo spesso molti complimenti per location e l’atmosfera che si crea, non è un semplice party e più uno stato d’animo.

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E quando partono le fiamme? Ricordo un paio d’estati fa Space Dimension Controller che prima si spaventò, poi fece un sorriso enorme…
V: Be’ per tutto il primo anno in cui ho suonato, ogni volta che partivano le fiamme facevo dei salti per lo spavento, quindi sono solidale ad SDC. Però quando senti il boato della gente dopo la fiammata non puoi che sorridere.

La cosa più assurda che vi è successa al Rebel?
V: Per quanto mi riguarda un party durato quasi 12 ore la prima stagione, tINI suonò circa 8-9 ore e la pista è rimasta piena dal primo all’ultimo minuto.
C: Ce ne sono parecchie. Ricordo il primo anno quando un tizio si arrampicò sull’albero di fico che sta in mezzo alla pista…

È una domanda difficile, ma ve la faccio uguale: preferite la versione open air del Rebel o quella invernale alla Warehouse?
V: Domanda difficile, però per cronologia e per ricordi direi l’open air.
C: È come chiedere il preferito tra due figli! Nelle loro diversità entrambi, però forse direi l’estivo. Tutto è iniziato lì.

Quest’anno ci sono anche i live, come mai questa scelta?
V: Abbiamo deciso di intraprendere una via difficile ma ponderata: la fusione tra live e dj set è un trend mondiale che è in continuo aumento, inoltre credo che testare nuovi territori possa solo rafforzare la nostra credibilità.

L’artista che più siete orgogliosi di aver fatto suonare, non solo in questa stagione?
V: Personalmente il mio mito, LAURENT GARNIER.
C: Concordo con Valerio, Laurent Garnier all’inaugurazione del Warehouse.

Quello che vorreste far suonare prima o poi?
V: La lista è lunghissima. Senza dare anticipazioni, quest’anno ci toglieremo qualche sassolino dalla scarpa…

Il tormentone dell’estate 2015 al Rebel?
V: Devo dire che a oggi questo pezzo è stato suonato tutte le serate.

Parlando un po’ della città invece, com’è organizzare serate a Roma: un paradiso o un inferno?
V: Diciamo un purgatorio.
C: Per quanto sia bella, Roma è anche dannatamente complicata, parlo soprattutto dei limiti amministrativi imposti a questo settore.

Cosa manca alla scena clubbing di Roma?
V: Sicuramente un po’ di cultura da parte del pubblico che partecipa agli eventi, Roma è una città che segue molto più la moda che il gusto o la qualità.
C: Qualità e proposte interessanti non ci mancano, e non parlo solo di questo ultimo periodo. Il contesto è ovviamente diverso rispetto ad altre città europee, qui le istituzioni ti permettono ben poco. Sicuramente anche la mentalità e i comportamenti del pubblico sono diversi.

Cosa potrebbe avere in più?
Un’amministrazione più flessibile non ci dispiacerebbe.

I vostri tre ristoranti preferiti di Roma?

Davvero difficile come scelta, anche perché stiamo quasi sempre a cena fuori, su questo capitolo si potrebbe aprire un’altra intervista…

I vostri tre bar preferiti?
Freni e Frizioni, Bar del Fico, Black Market.

Dove portate a cena gli artisti?
Ultimamente da Celestina a viale Parioli.

Se poteste scegliere liberamente un luogo di Roma dove fare una festa, quale scegliereste?
V: Il Colosseo, altrimenti mi accontento dei Musei Vaticani o di Villa Borghese.

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