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HYPERACUSTICA: clubbing decostruito generazione Z

Abbiamo intervistato il collettivo che ha dato vita a una delle novità musicali più interessanti della stagione 23/24 di Roma, trovando casa al Muretto di San Lorenzo

quartiere San Lorenzo

Scritto da Marta Ceccarelli il 9 febbraio 2024

Luogo di residenza

Roma

Per caso qualche settimana fa sono finita su un gruppo WhatsApp dove si scambiano informazioni su feste, manifestazioni e cortei, lavoretti part time, computer di seconda mano. Tra i vari messaggi qualcuno ha mandato la locandina della prima edizione di Hyperacustica. Incuriosita dal nome e dalla grafica un po’ nordeuropea, in una non così fredda sera di Gennaio, sono quindi finita al Muretto di San Lorenzo. Tessera Arci in mano, superando il biliardino ho avuto tutto d’un tratto la sensazione di essere entrata in una dimensione parallela, un portale di musica diverso da quello che avevo incontrato in altri contesti musicali di Roma. Echi distorti di deconstructed club, suoni organici e urbani, spezzati da momenti breakcore, quasi arrivando al dubstep, che poi si sono trasformati in un set ambient: un mix che forse può avere senso solo per una generazione che ha a disposizione archivi musicali infiniti e facilmente accessibili. Però per sperimentare con successo usando questi ingredienti diversi servono conoscenza, curiosità e apertura.

Forse sono avvantaggiata dall’essere nuova in questa città: posso permettermi di essere naïve, di vedere la scena musicale con occhi non ancora stanchi. Avendo vissuto per tanti anni in questo benedetto Nord Europa, ero forse un po’ annoiata dalle solite serate super cool ma un po’ sempre uguali, prevedibili. Anche se è ancora agli inizi – o forse proprio per quello- Hyperacustica rappresenta la voglia di creare nuove forme di festa che ho trovato in tanti diversi angoli di Roma. C’è tanta gente giovane che di musica ne sa e che vuole vivere nuove esperienze legate ad essa. Il desiderio è quello di uscire dalle strutture come quelle dei club che ormai ci stanno un po’ strette e un po’ non riescono a contenere forme di sperimentazioni contemporanee. Senza dimenticare naturalmente la ricca storia romana musicale underground, la voglia è quella di costruire momenti d’incontro tra artisti e un pubblico, quello della chiacchieratissima generazione quasi Z, che ha tanta troppa voglia di musica, scambi di idee, serate a caso che diventano indimenticabili, corpi ammassati e appiccicati a una festa .

 

Cos'è HYPERACUSTICA? Quale è stato il percorso musicale che vi ha portato a creare questo progetto?

HYPERACUSTICA vuole essere un varco d’ascolto dedicato alla musica elettronica. Il progetto nasce da noi – abbiamo in gestione lo spazio Al Muretto, nel cuore di San Lorenzo – e da un collettivo di musicisti elettronici provenienti da luoghi sparsi tra Penisola e isole, operanti perlopiù a Roma in diversi ambiti e con diverse etichette – Malditerra Records, Pyteca, XCIV. I nostri diversi percorsi musicali, accademici e non, si basano su una ricerca sonora figlia dei territori e delle grandi metropoli che smuovono l’Italia. Con la possibilità di avere un locale abbiamo deciso di aprirlo alla nuova scena romana e non, unendo le forze.

Cosa vuol dire per voi avere uno spazio come Al Muretto e, più in generale, come vi relazionate al quartiere di San Lorenzo e al contesto romano?

Essere in grado di introdurre determinate sonorità in un luogo come Al Muretto ci dona una forza incredibile e ci fa credere nella possibilità di creare un punto d’incontro per coloro che desiderano esplorare una vasta gamma di esperienze musicali. Essere un Circolo Arci ci consente di coinvolgere un pubblico specifico, già abituato a frequentare ambienti culturalmente vibranti, quindi aperto all’ascolto di sonorità e arrangiamenti più insoliti. La capacità di questo spazio di ospitare molte persone senza perdere il suo carattere accogliente è straordinaria. Possiamo creare una dimensione dove sia il pubblico che gli artisti possono sentirsi a proprio agio e dove è possibile mantenere una connessione autentica. Lavoriamo in stretto dialogo con il quartiere per garantire un ambiente sicuro e inclusivo e, contemporaneamente, per portare avanti l’esplorazione di diverse realtà musicali elettroniche.

La vostra programmazione cerca di mischiare artisti “hyperlocal” e rappresentanti di scene da tutta Italia. Quali sono i vostri riferimenti?

Dal punto di vista generazionale, ci troviamo in una posizione senza un chiaro punto di riferimento che ci rappresenti. Provenendo da percorsi musicali diversi, abbiamo creato questo spazio prendendo sicuramente ispirazione dalla scena club tedesca per quanto riguarda l’atmosfera e l’approccio alla comunicazione, sia all’esterno che all’interno dell’evento. Tuttavia, per quanto riguarda le sonorità, non abbiamo avuto un appiglio specifico, né a Roma né in Italia in generale. Siamo consapevoli che ci sono realtà più piccole che riescono a creare serate magiche, anche se non sempre godono di visibilità diffusa.

Sentivate una mancanza dal punto di vista della programmazione musicale nella scena romana? Cosa ne pensate della tanto chiacchierata "club culture" di Roma?

Attraverso la creazione di questo formato abbiamo avuto l’opportunità di entrare in contatto con numerosi artisti romani, cercando di accoglierli nel nostro spazio. Ci ha colpito positivamente l’apertura al dialogo da parte di un mondo che talvolta può sembrare chiuso e criptico. È gratificante essere ascoltati dai musicisti, condividendo il nostro lavoro e offrendo loro la possibilità di essere ascoltati a loro volta, in uno spazio che crediamo manchi a Roma per i giovani della nostra generazione – i nati tra il ’99 e il ’01. Per quanto riguarda la cultura club di Roma, riteniamo che ci siano diversi grandi spazi che offrono serate musicalmente valide. Allo stesso tempo, pensiamo sia molto difficile ricreare l’ambiente club che è tipico della cultura nordica in una città come Roma, per cui stiamo lavorando sul confine tra la musica orientata al dancefloor e la musica elettronica dal vivo, più adatta all’ascolto, creando uno spazio dove non si viene solo a ballare, ma si può fare esperienza di una serata diversa. Non ci interessa replicare esattamente l’atmosfera celebrata dei club tedeschi, ma vogliamo creare uno spazio d’ascolto che rifletta culturalmente la dinamicità notturna mediterranea.

Ho da subito notato la vostra attenzione allo stile grafico, a un'immagine semplice ma curata, data anche dalle foto che condividete post-evento. Da dove arriva il bisogno di un'estetica come quella che avete scelto?

Banalmente, l’approccio minimalista che abbiamo adottato, sia nell’aspetto del locale che nel linguaggio grafico, è principalmente frutto delle nostre limitate risorse finanziarie! Questo limite ci ha spinto a lavorare al meglio con ciò che avevamo a disposizione, riconoscendo e sfruttando appieno le risorse. È diventata una filosofia che abbracciamo pienamente, evidente nel riciclo di materiali vecchi per la costruzione dello spazio e nella semplicità delle locandine, che creiamo senza perdere troppo tempo, pur assicurandoci che riflettano fedelmente la nostra realtà, lasciando anche una distanza da percorrere con la mente e uno spazio da esplorare. Le foto, invece, svolgono un ruolo importante come strumento comunicativo, consentendoci di esporre la nostra esperienza e dare la possibilità a coloro che non sono potuti venire a un determinato evento di ritracciare il percorso fatto e di recuperare l’ascolto virtuale degli artisti che abbiamo ospitato.

Cosa ci possiamo aspettare dalla serata del 9 febbraio?

Nella prossima serata ospitiamo Marco Farina, in arte Canva6, artista romano che ora opera su Milano. Fresco della sua ultima uscita “Cco2” a novembre 2023 per Presto!? Records, etichetta fondata da Lorenzo Senni, è stato chiamato come headliner per le sue sonorità che tendono a decostruire quelle classiche synth-driven in una chiave glitch e in qualche modo minimale – negli arrangiamenti. Poi c’è Marco Folco, curatore di Miniera Roma insieme a Giuseppe Armogida. Ad accendere e chiudere le danze i nostri due resident Luca Fitzgerald (Malditerra Records, Tuscia) e Telesm (Pyteca, Roma). Luca aprirà il palcoscenico con un live che si presenta come un viaggio intimo e riflessivo attraverso i suoni del suo luogo d’origine, utilizzando sequenze minimali e manipolazioni timbriche per accedere al mondo dei ricordi. Canva6 seguirà con un’esibizione che si distingue per le complesse texture sonore, frutto di una profonda esperienza di recall di ricordi ed esperienze passate, offrendo uno sguardo nel suo mondo distopico e melanconico. Marco porterà una svolta più dinamica e “club oriented”, creando un’atmosfera che invita al movimento, per poi lasciare a Telesm la chiusura della serata con un live IDM che si distingue per le sue tonalità veloci, aprendo la notte a un nuovo flusso di energia che chiude il dialogo con il passato.