Matthew Herbert non ha l’aria di uno che sta benissimo. Per il resto è da considerarsi, in ambito elettronico, tra i pochi attuali interessanti performer. La sua abilità è stata quella di cercare di far assumere una dimensione estremamente concreta all’elettronica, rendendola viva e comunicativa. La gente che guarda un laptop dopo non molto si rompe i coglioni. Ha iniziato quindi a comporre temi utilizzando rumori casuali: come ritmica un battito cardiaco, il frusciare di un pacchetto di patatine, l’infrangersi di un oggetto qualsiasi. I suoi campionamenti, quasi ossessivi, sono stati abbinati anche al dancefloor con risultati stimolanti e divertenti. Improvvisare dal vivo, avere la padronanza tecnica di hardware e software senza dimenticare il pubblico. Con 25 singoli e 4 album, non c’è che l’imbarazzo della scelta: folk, jazz, house, suoni ambientali processati, bassi ultratonali, movimenti frenetici o melanconici. Viscerale, autentico, corporeo e tangibile. Come avrete capito, meglio ascoltarlo di persona.
Dj Herbert
9/4/2003, Magazzini Generali, Via Pietrasanta 14, Milano
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