Per il terzo anno l’Alleanza Galattica spalanca il suo terzo occhio e, attraverso ZUMA, ci fa vedere e sentire cose dell’altro mondo. Universi sonori vicini oppure lontanissimi che altrimenti non avremmo mai esplorato, sviaggi interiori lungo una linea favolosa che solo un dream team ragionevolmente folle e inaspettatamente lucido poteva avere il coraggio, ancora una volta, di organizzare. Perché far funzionare bene il terzo occhio, ce lo dicono gli esperti, non è roba da tutti: ci vuole allenamento (quello che i componenti dell’Alleanza fanno da anni nel sottobosco „controculturale“ di Milano), intuito, predisposizione, autenticità. Ci vuole un festival che in due edizioni ha costruito attorno a sé una salda schiera di supporter da mezzo Stivale grazie a una solida base DIY, con line up tutt’altro che facili, una dimensione magica e condivisa di scoperta, giocosità e apertura mentale, l’attitudine divertita ma consapevole dei giusti, le persone prese bene, la grafica immaginifica e la comunicazione senza pose, l’hype che pure lui vorrebbe presenziare ma casca male, ché qui nessuno „se lo caga“.
La genesi di ZUMA la sappiamo: tante teste (scoppiate) dell’underground milanese si mettono insieme e, d’amore e d’accordo, tirano su un festival di tre giorni in un’antica cascina un po‘ freak alla periferia della città con una line up visionaria, un forno a legna per fare la pizza, pubblico che arriva da tante parti d’Italia, che dorme lì in tenda e il giorno dopo continua a sorridere. ZUMA è un esperimento riuscito, un incontro di idee: tra generazioni diverse di musicisti che condividono insieme il palco per la prima volta, discipline artistiche e non (oltre alla musica anche yoga, laboratori per bambini e workshop di teatro), il bagaglio culturale e artigianale di realtà italiane che contribuiscono alla causa e alle varie parti del festival, dai visual alla birra, giorno e notte che si confondono con set fino oltre l’alba (tra sabato e domenica con Tropicantesimo Circus).
ZUMA è condivisione ma, come dice il saggio, per molti versi „music’s not for everyone“. Perché quest’anno la scelta artistica che troverete negli spazi di Cascinet sarà ancora più ardita delle edizioni passate, una sessione di studio/giro del mondo per far gongolare le orecchie più curiose e spericolate. Oltre al free jazz politicizzato degli indomiti Sunwatchers, le armonie celesti e arcaiche del Maestro Lino Capra Vaccina e la psichedelia mistico-mediterranea dei Lay Llamas (finalmente con una live band), voleremo in Illinois con le improvvisazioni di Duo Infernal (Hartmut Geerken & Famoudou Don Moye del mitico Art Ensemble of Chicago), scalo a Città del Messico con il groove di La ReDaDa, per rientrare in Sardegna con il tradizionale canto a tenore di Orgosolo (!!!). Ripartenza verso Tular, nel sud ovest del Madagascar, in sella ai ritmi frenetici della Tsapiky di Damily, una particolare danza che porta a uno stato di trance attiva, e poi fino Nel cielo di Indra, il coro di canto armonico fondato nel 2015 da Roberto Laneri. Direzione oriente con il Gafarov Ensemble, e il suo repertorio colto e popolare di musiche dall’Azerbaijan ai Balcani e ritorno in occidente con le sperimentazioni dei 72-HOUR POST FIGHT e l’afrokraut di Karl Hector & the Malcouns , passando per il Mali con i ritmi ipnotici della tradizione musicale dei nomadi Kel Tamasheq suonata dai Tartit.
Immancabili le collaborazioni speciali fuori dal tempo e dallo spazio, con l’accoppiata inedita, a base di synth analogici e percussioni, composta da Pak Yan Lau & Federico Sanesi o la magia di Riccardo Sinigaglia, stavolta assieme al Trio Cavalazzi, trio d’archi composto da tre giovani fratelli. Tutti da scoprire i nomi italiani: la caffettiera dei Cucoma Combo, i Maistah Aphrica, friulafricani innamorati di Sun Ra e Pharoah Sanders, la ricerca sulle danze del sud est asiatico di Neurotica Exotica (progetto di Luigi Monteanni, co-fondatore di Artetetra), il garage’n’roll dei Love Boat, il set di solo pianoforte sotto al fienile di Giovanni Di Domenico, il cantautorato folk di Servant Song, il sole della riviera romagnola dei Supermarket, la musica di New Orleans rifatta da The Hot Teapots e poi la schiera di fidati ed esperti selecter che completeranno la visione dal pomeriggio alla notte (Henry, Soulfinger, Tropic Disco Sound System, Les Giants, Spiritual Zuma, Bob Corsi, LLL, Nice Strangers & Serpentine Dance). Non esageriamo se diciamo che, musicalmente parlando, ZUMA è la cosa più interessante e coraggiosa nata a Milano negli ultimi anni.
Per arrivare preparati a ZUMA, l’Alleanza Galattica ha preparato per ZERO un mix con alcune delle musiche fantastiche che ascolteremo al festival. Press play and chill out forever!
PROGRAMMA:
VENERDì 31
dalle 17:00
Spiritual Zuma
Lay Llamas
Supermarket
dalle 21:00
Lino Capra Vaccina
La ReDaDa
Sunwatchers
dalle 00:30
Bob Corsi
LLL
Les Giants
SABATO 1
dalle 15:00
Nice Strangers & Serpentine Dance
Pak Yan Lau & Federico Sanesi
Giovanni Di Domenico
Maistah Aphrica
72 Hours Post Fight
Cucoma Combo
dalle 21:00
Duo Infernal
(Hartmut Gerkeen & Famoudou Don Moye
from Art Ensemble of Chicago)
Love Boat
Karl Hector & the Malcouns
Tenore di Orgosolo
Damily
dall’01:00
Soulfinger
Tropic Disco Sound System
DOMENICA 2
dal giorno prima
Tropicantesimo Circus
dalle 12:00
Nel Cielo di Indra – Roberto Laneri
Sinigaglia & Trio Cavalazzi
Henry
Neurotica Exotica: the Danced and the Dance
Servant Songs
Gafarov Ensemble
We Here Now
Tartit
The Hot Teapots
Geschrieben von Chiara Colli