La bionda Alice si è persa nel paese dei consumi, il feng shui, una volta acqua e vento, è diventato spazzatura e inquinamento: in un mondo di paradossi gli artisti della biennale Italia-Cina si sono dati alla chimica. Così, i soliti vuoti numeri ingegneristici e i vari blabla sulla sostenibilità dei tecnici sono costretti ad aspettare fuori: l’unica energia elettrica di cui si parla, qui, è quella della psiche, e di risparmio finora se n’è fatto fin troppo. A distanza di cinquecento anni, il mastio di Torino passa dall’ospitare chi la morte la guardava in faccia a chi ricerca l’elisir dell’eterna vita. Gli esperimenti ritracciano un percorso spirituale, serpeggiante tra segrete buie ma illuminate dalla poesia delle parole che accompagnano le opere quasi sorpassandole, fino ad arrivare su in terrazza, dove l’architettura tocca il cielo con un dito. Con la pretesa di ritornare all’origine per svelare i segreti dell’immortalità, Italia e Cina ballano il valzer tra una società criticata ma anche sfruttata, dipingendo un mondo in bilico tra la disperazione e il fascino del mistero, un mondo dove sono i simboli a sopravvivere alla natura, dove Buddha sorride armato dell’ultimo iphone, dove Bach si trasforma in tele dipinte, dove i libri è meglio metterli nel congelatore. Al forever, senz’altro, il surgelato Walt Disney ci arriverà per primo: ma funzionerà anche con la cultura?