Karlheinz Stockhausen è uno di quei (pochi) nomi legati al Novecento che solo a nominarlo ancora riuscirebbe a riempire una stanza di religioso silenzio e riverenza sempiterna. Un’aura austera, tra radicalità e misticismo, che per certi versi suona paradossale se pensiamo a come, tra tutti i padri dell’avanguardia e della „musica nuova“ contemporanea, sia quello che alla fine ha permeato di più la „cultura popolare“ del suo secolo ma pure dei nostri giorni. Senza di lui, lo ricordiamo per i più distratti, non ci sarebbe l’elettronica come la conosciamo oggi, e probabilmente tanto i Beatles quanto i Kraftwerk, tanto Frank Zappa quanto i Can e gli Who (e quindi tutti quelli arrivati dopo di loro…) suonerebbero diversi.
Luca Francesconi, protagonista della ventottesima edizione di Milano Musica e che di Stockhausen è stato allievo, traspone la rigorosa libertà di invenzione dell’esperienza artistica – tra le peculiarità del Maestro – nella propria opera e in relazione allo stesso compositore tedesco, a cui il Festival dedica una parte del programma. Al Conservatorio ascolteremo il capolavoro di musica elettronica e concreta „HYMNEN, Regione 3“ eseguito dall’Orchestra Sinfonica diretta da Pedro Amaral e con l’invito, dopo l’intervallo, a cambiare di posto in sala, per ascoltare una seconda volta il brano con una prospettiva acustica differente.
Ma tra gli appuntamenti dedicati „a uno dei più grandi visionari della musica del XX secolo“ c’è anche il lunedì di Inner_Spaces, con l’esecuzione acusmatica del seminale „Oktophonie“ e quelli al Planetario, dove a essere protagoniste saranno le riflessioni sullo scorrere del tempo del ciclo Klang. Portateci la mamma o in alternativa l’amico raverino.
Geschrieben von Olivia Rumori