Più contemporaneo tra i contemporanei, la programmazione del PAC non finisce mai di stupirci. A dare voce a questi spazi è ora l’artista Cesare Viel, la cui pratica artistica fluttua tra il concettuale e la performance, tra il sé e l’altro in una perenne trasmissione. Figlio della rivoluzione artistica della fine degli anni 80, ha spogliato l’arte della sua dimensione tradizionale, dei suoi colori, delle sue forme, del suo peso fino a riesumare gli spazi vuoti. Libera infine dalle immagini pittoriche, l’arte ha ritrovato il suo Verbo.
A dare carne al suo linguaggio artistico sono le parole, scritte o pronunciate, insieme all’uso del corpo, che creano un perfetto connubio tra rappresentazione visiva e verbale. Come un narratore, attraverso la prosa, la performance, i disegni, i video o ancora la fotografia, Cesare Viel crea un percorso fatto di pensieri e racconti volti al dialogo con lo spettatore. Al centro della sua pratica è infatti la condivisione, la creazione di un coinvolgimento emotivo tra il narratore e l’osservatore, di cui l’arte rimane uno dei mezzi privilegiati. Le sue opere dissimulano e aprono ad altre forme di soggettività, in un gioco di referenze e riflessi, in cui ritratto e autoritratto si sovrappongono fino a diventare la stessa cosa. Lavori inediti e rivisitazioni di installazioni e performance passate dialogano in questa mostra con l’architettura dell’istituzione milanese e con il suo pubblico.
Geschrieben von Chiara Di Leva