Direttamente dall’America Latina e per la prima volta in Italia, per tutti gli amanti di rebajada, chamamé e cumbia ma anche di Sun Araw, Captain Beefheart e Nihilist Spasm Band arrivano in città los Siquicos Litoraleños. I veggenti de el Litoral: quartetto di gauchos psicotropici che da alcuni anni cavalca le pericolose regioni a metà tra pura sperimentazione e musica della loro tradizione.
La loro città è Curuzú Cuatiá, nel sud della provincia di Corrientes, in quella che è stata la Mesopotamia argentina. L’area ha un terreno ondulato, con molti piccoli fiumi e corsi d’acqua che si svuotano direttamente nel fiume Paraná a ovest o nel fiume Uruguay a est. Il clima è subtropicale e umido, con precipitazioni annuali uniformemente distribuite di 1.200 mm in media. Il nome Curuzú Cuatiá è di origine guaraní e significa „Croce incisa“. I primi coloni (conquistadores spagnoli e missionari gesuiti dall’Uruguay) la chiamarono Posta de Cruz poiché il sito era un crocevia, contrassegnato da una grande croce con un’iscrizione.
Questo è lo sfondo dove troviamo los Siquicos Litoraleños, regione a nord-ovest dell’Argentina, divisa nelle province di Misiones, Corrientes e Entre Ríos. Tra le palme, la terra ingiallita dal sole e qualche strano monumento kitsch per salutare i (pochi) turisti che vengono a visitare la città, si possono vedere quattro (a volte cinque) individui travestiti secondo canoni estetici non proprio ortodossi a suonare musiche che possono ricordare fortemente le leggendarie session di registrazione guidate da Don Van Vliet e lontane dall’idea di “musique du peuples“. O forse no?
La band, sorta di ideale ibrido in cui Sun Ra incontra Captain Beefheart, Residents e Gong, da più di quindici anni è intenta a sperimentare fuori da ogni circuito musicale immaginabile i limiti tra chamamé (genere tradizionale della provincia di Corrientes e patrimonio immateriale UNESCO) e psichedelia futuristica: un futuro lisergico e primitivo pieno di gauchos, alieni, portali interdimensionali, folclore argentino e un sacco di funghi,che per comodità hanno definito “Chipadelia”. Anche per la loro capacità di lavorare su strumenti di varia natura e fonti sonore dalle caratteristiche tecniche più disparate, sono stati definiti “post-post-post-post multi-fi world music” o più semplicemente “los Pink Floyd de los Pobres”, entrambe coniate da Mark Gergis (Porest).
In questo senso, quanto di più interessante può essere detto rispetto al chamamé psicotropico dei Siquicos, è che il gruppo negli anni ha esercitato una profonda influenza sugli artisti underground locali, scatenando al contempo una serie di feedback e risposte di vario tipo dai musicisti più conosciuti di chamamé, grazie alla loro volontà di rimanere fortemente all’interno del genere pur rappresentandone le più estreme e anarchiche conseguenze e mantenendo al contempo il genere vivo e dinamico. I Siquicos non partono dalla tradizione musicale, al contrario si trovano all’interno della stessa e la sfruttano per trasformarla in una delle esperienze più aliene e genuine capitate alla musica sperimentale negli ultimi anni.
Da questo punto di vista è impressionante vedere quanto all’interno della regione, i veggenti siano conosciuti per essere delle presenze allucinate e irreali sempre ai confini della “scena”. Dalle loro periferie medianiche subtropicali, i Siquicos hanno mandato vari segnali, captati in ordine da Sham Palace nel 2013 con “Sonido Chipadelico” e in seguito da ArteTetra e Discrepant con “Medianos Exitos Subtropicales Vol.1” e “Radio Siquica”. L’ultimo segnale infine è recentemente approdato su Hive Minds Records, dove la band continua la saga iniziata su ArteTetra con il secondo volume. Le loro imprese tra allucinazione e realtà (incluse ipitetici incontri con alieni durante i tour) possono essere riscontrate insieme a mille altri dettagli e storie incredibilmente vere sul gruppo, nel recente, fantastico documentario sulla band “Encandilan Luces”, del regista Alejandro Gallo Bermúdez. Ah, ho già detto che secondo alcuni è uno dei gruppi più incredibili della storia da vedere live? Venire per credere!
Geschrieben von Simona Rinaldi