Tobias Spichtig canta. Canta da amatore, suona anche la tromba e da poco il piano, performa insieme a musicisti, mette in scena musica molto diversa, ma lo ritiene indispensabile per l’esistenza stessa della propria arte. Le figure allampanate, giacomettiane, che compongono il paesaggio di molte sue installazioni, ricoperte di vestiti usati ottenuti in dono da amici, sembrano posare in ascolto, spesso appoggiate a torri di casse acustiche.
Oppure lo spazio si riempie all’inverosimile di divani, materassi, frigoriferi, o ancora diventa un’accumulazione di scarti e detriti, aggirandosi tra i quali è possibile intravedere tele prive di cornici seminascoste da oggetti e mobili, sempre usati. Una fruizione educata, distaccata, a distanza dell’opera è impossibile, vietato. L’artista costringe il pubblico a prendere confidenza con la sua arte, immergendolo dentro fino al collo, ad alta tensione.
Geschrieben von Lucia Tozzi