Da qualche giorno ho un’infiammazione all’orecchio esterno e la cosa divertente è che il fastidio aumenta con il semplice suono delle molte, tante, troppe voci con le quali la mia coclea, deputata a trasformare la vibrazione in impulso nervoso, viene a contatto. Riscopro ancora una volta l’importanza dell’orecchio, del suo potenziale e della sua disfunzionale condanna. È l’organo deputato sia all’ascolto sia alla capacità di regolare la posizione corporea e farci stare in equilibrio. E stasera avrò la mia ulteriore dose di antinfiammatorio naturale.
Coloro che desiderano fluttuare liberamente in uno stato di pace dove le parole senza senso non esistono possono, pertanto, mettere il dito qua sotto. Il trio post rock di Chicago torna a Roma per presentare il suo ultimo album e per ricordarci che la forza scorre ancora potente in loro. Per inquadrare “Blood Year”, basterebbe dire che la sua produzione è passata sotto le orecchie attente di Kurt Ballou (Converge/Deatwhish) e Steve Albini e che è uscito su Sargent House, etichetta californiana indipendente di Cathy Pellow – tra le altre cose, manager di artisti come Earth, Lingua Ignota, DIIV, Wovenhand.
Un disco estremamente solido, che conferma l’intesa dei componenti del gruppo. La sua potenza si gioca su un perfetto dialogo tra diversi linguaggi sonori, ma anche su una personalissima e organica visione che li rende ancora, dopo 10 anni, tra i migliori gruppi strumentali in circolazione, capaci di comunicare e non annoiare.
Ad affiancarli ci saranno i Torche, freschi di nuova pubblicazione con “Admission” – licenziato da Relapse Records – che ci fa ritrovare il consolidato gruppo sludge/stoner/metal di Miami (ma questa volta sulle nostre di spiagge). Orecchie di tutto il mondo, unitevi!“
Geschrieben von Miss Tabula Rasa