Quando vai all’estero e nei „circuiti underground“ dici di essere di Roma, non è raro che il tuo interlocutore ti guardi con occhi che brillano ed esclami: „ZU!“. Senza stare a sottilizzare tra Ostia e Roma, senza riprendere le fila ormai più che note di un fenomeno musicale che probabilmente da queste parti non ha avuto uguali (sicuramente non negli ultimi 20 anni), quello che all’estero non sanno è che oltre alla potenza disarmante degli ZU, nel lavoro di Massimo Pupillo c’è un’attività di ricerca che va fuori dalla „norma“ anche rispetto all’operato indefesso portato avanti negli anni con la band principale.
„Esplorativa“ è forse il termine che più sintetizza l’attitudine di Massimo Pupillo verso la musica, che si riflette nella miriade di collaborazioni su disco e sul palco con la band principale ma anche in versione da solista (lista infinita, da Mike Patton a Jim O’Rourke, da Oren Ambarchi a Justin Vernon fino a Mats Gustaffson). E non è un caso che per il suo primo album da solista (!) „The Black Iron Prison“, Massimo Pupillo parli proprio di esplorazione di territori di mezzo, dello spaesamento nell’investigare le zone grigie: tra suoni, generi, materiali e all’interno della sperimentazione stessa.
«Questo muoversi di soglia in soglia, di limine in limine, ha liberato anche il mio strumento, il basso elettrico, che negli anni è diventato concettualmente e anche “sonicamente” sempre più simile a un sintetizzatore. Ora anche il mio basso, con me, condivide questo vivere un’incertezza, in cui il suo suono organico è processato e diviene elettricità in un circuito, creando oscillazioni e forme d’onda. Il suono non è più riconoscibile in molti casi, eppure nasce da una grana organica, in cui il legno, l’elettricità, il corpo, sono elementi essenziali». Una visione che declina alla perfezione il senso di una manifestazione come DigitaLive, che proprio nelle interazioni tra dimensioni percettive differenti trova la sua ragion d’essere. Doppio set (il primo alle 21 e il secondo alle 23) intervallato da quello di Stefano Pilia e tanta curiosità per le nuove performance di entrambi.
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Geschrieben von Chiara Colli