La parabola di Lorenzo Senni è, a tutti gli effetti, quella di un predestinato. Senza fare discorsi da vecchi babbioni, ricordo bene, quando abitavo a Bologna, i primi concertini e le prime relase della sua label Presto!?. Mi parevano cose molto belle e significative, tra l’altro inserite in un contesto storico (e geografico) che ben si prestava alla ricezione al massimo grado possibile di quelle musiche (Netmage Festival e Sant’Andrea degli Amplificatori, per fare due esempi).
Anni dopo lo si ritrova a debuttare con Quantum Jelly su un’etichetta storica come l’Editions Mego, guidata da Pita. E poi ancora Superimpositions che, assieme al predecessore, ha delineato sempre più l’impronta marcatamente elettronica del suo lavoro: non più ibridazioni a cavallo tra abstract e glitch, ma strutture portanti. E così, il passo alla Warp, ai build-up, a Persona e poi l’ultimo Scacco Matto, alla sua trance destrutturata e rivoltata come un calzino, è stato breve. D’altronde da un predestinato non ci si poteva aspettare altro.
Geschrieben von KYÖSTI VÅINIØ