Da State Of inaugura la personale di Luca Staccioli a cura di Dario Moalli, con un titolo che è già uno statement per la sensibilità comune nel 2021: Niente può mantenersi sano di mente in condizioni di assoluta realtà. Incontestabile.
L’intera mostra si snoda attraverso le vicende e le proiezioni immaginarie di un bambino. È un infantilismo che coglie e travisa il mondo per intero, la stessa realtà – o presunta tale – che si fonda parzialmente sulle prescrizioni che vedono nei pargoli il succo dell’innocenza, della protezione, dell’educazione orientata: bimbi succubi dei tutorial per il successo o per muovere le gambette su tricicli modellati come Kawasaki. È la bolla che scolla il mondo dagli indifesi, eppure glielo ripropone in forme solo all’apparenza neutrali. Succubi, infide: voci che attraverso i giocattoli ti sussurrano che sarai come tutti gli altri. Se ti va bene.
Il bimbo in questione è una creatura osmotica. Un feticcio artistico dell’artista. E in quanto tale, il bimbo riassorbe: ingoia e vomita. La guerra è un collage familiare, i paesaggi mescolano le colline e i mari alle immagini dei cartoons, degli stickers, dei personaggi fluidificati dalla 3dmotion. Le cornici sono assemblage di oggetti domestici. Il video, Please stand behind the yellow line (DHG), fa della realtà quotidiana un infinito atto di recitazione, dove la scrittura di scena vale più dei dialoghi stessi: è una vita di automatismi. Ma il bambino ci scappa. Scappa soltanto pervertendo al massimo le immagini della violenza del mondo, dei media, della famiglia, della storia.
Qui sotto, un testo gentilmente concesso dall’artista-bambino che spiega meglio di tante parole il groviglio di sensazioni del lavoro dell’ultimo anno di Staccioli:
Soldi e lavoro non basteranno a comprare una casa sul mare. E fumarci la sera. La vista è sul lato cavedio.
Falliti, delusi, frustrati, protesta.
L’istituzione è coloniale, il lavoro è fascista, le categorie kantiane sono fasciste, l’età adulta è servile, lavora fino alla
mmoooo grrrr teeeeh
Morte.
Tra il battaglio e la campana, i quarti scanditi sono le assordanti attese. Affermazioni di umanità, disperata, per salvare qualcosa dentro un’esistenza di cazzate.
Voglio farmi la pipì addosso, sentire il calore scorrere via, fra le gambe, lungo il mio corpo.
Solamente e per l’ennesima volta un assaggio. Un’emozione dal basso gorgoglia. E non si capisce, stordisce. Qualcosa di straniero, così pauroso. Un mondo danzante, un’affermazione di libertà. Ma reale. Imbarazzante.
Laaa hiiii aaaa
La vita.
Una voglia disperata e serena.
Geschrieben von Piergiorgio Caserini