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Mi 20.04 2022 – Do 21.04 2022

Anagoor: l'italiano è ladro

Wo

Teatro Out Off
Via Mac Mahon 16, 20155 Milano

Wann

Mittwoch 20 April 2022 – Donnerstag 21 April 2022
H 20:00

Wie viel

€ 11/21,50

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Veranstalter

Zona K

Ogni anno aspetto che a Milano ricompaiano Le mura della città di Anagoor e ogni volta, inaspettatamente, le porte si riaprono, in posti diversi. Quest’anno con L’italiano è ladro siamo al Teatro Out Off per la stagione di Zona K e finalmente, io milanese d’adozione, torno un po’ in Veneto, a casa. Un accento, una lingua, un paesaggio e un testo, possono creare una casa? Forse si. Così inizia lo spettacolo, con l’elenco dei luoghi in cui la storia si sarebbe svolta e di lingue nella quale si sarebbe narrata, ed eccola lì: una casa nel tempo.
L’italiano è ladro è un poemetto di Pier Paolo Pasolini che porta alla luce un’Italia spesso dimenticata ma che è lì, pullulante e vibrante, sotto di noi, dentro di noi. In queste parole c’è la terra, ci sono figure arcaiche e archetipiche, c’è il plurilinguismo di una piccola porzione del nord Italia. Sul palco scarno (due neon, due microfoni sull’asta, tre sedie, un tavolino) i tre attori inscenano un esercizio di stile, letterario e recitativo. Una semi-conferenza che ci porta dentro le parole di quell’Italia spesso abbandonata a se stessa. Attraverso le diverse versioni del testo di Pasolini, recitate da Luca Altavilla e Marco Menegoni, il pubblico viene trascinato verso un crescendo estremo. 

Inizialmente, una lettura ci porta nella vita di Dino, poi si passa a un’analisi della poetica pasoliniana e del testo e ancora alla recitazione, uguale e diverso da prima, un’altra versione dura, cruda, vera, che attraverso il friulano, il veneto, il lombardo, altre lingue, suoni incalzanti e duri, spezzati, urla e bestemmia alla vita in un culmine in cui „Dio è cane” e porta allo svuotarsi dello spettatore e dell’attore in scena, tutto ciò che era dentro ora è fuori. La bestemmia come liberazione, come atto di ribellione e di oltraggio, perché è liberatorio essere blasfemi in un borgo contadino dove si mangia polenta, ed è liberatorio anche in un mondo elitario e in un teatro borghese dove esiste una realtà diversa che non ha più lingue e non ha modi di esprimersi se non urlare la sua personale bestemmia ad un Dio che non si sa che lingua sia in grado di comprendere. Questo il culmine dello spettacolo, che termina con un lento diminuendo sonoro e di significato in un mondo di madri che non hanno voce perché “non ci sono più lingue per dare voce al dolore”.
Ancora una volta le porte della città di Anagoor si chiudono, le parole riecheggiano nell’aria e non siamo davvero certi di sapere a cosa abbiamo assistito, uno spettacolo? Una conferenza? Più di una lettura? Qualcosa che va oltre, che porta la parola pura sul palcoscenico e ci fa abbandonare in una dimensione che non è catalogabile e incasellabile in nulla. 

Geschrieben von Francesca Rigato