“Portami nella piazza del dito” ho sentito dire a un taxista già pochi mesi dopo la messa in posa di L.O.V.E. Per un turista – così anche per diversi milanesi – quel luogo ha idealmente cambiato nome e identità grazie a un gesto d’arte pubblica.
Nel 2010 Maurizio Cattelan ha creato un’opera iconica che ha lasciato alla città di Milano purché rimanesse in quel luogo per cui era stata pensata, la piazza della borsa. Si tratta di un monumento in marmo bianco di Carrara che rappresenta un dito medio alzato. L.O.V.E. è ancora là, nel suo contesto che ha mutato, rinnovato nell’aspetto e nella sua fruizione. Il “dito” è divenuto un simbolo della città, tanto da far cambiare il nome della piazza per i visitatori. Questo è un segnale del rapporto tra un artista e un luogo che lo ha accolto. Nella biografia di Maurizio Cattelan Milano è una città importante. Forse oggi è la sua prima casa. Per questo motivo il dono annunciato qualche giorno fa non stupisce: Cattelan ha regalato Lullaby (1994) al Comune di Milano: è un lavoro toccante che, come da ricorrente poetica dell’artista, tratta di morte, di memoria e dell’essere umano. Anche se di umano, formalmente, Lullaby non rappresenta molto. Si tratta di una installazione realizzata con le macerie del Pac, il museo che, dagli anni sessanta, ospita mostre sulla contemporaneità e che il 27 luglio del 1993 fu in parte distrutto da una bomba che segnalava che le minacce e i morti di stampo mafioso erano ancora dietro l’angolo. L’attacco fu un grande colpo per Milano: gli anni di piombo non erano ancora finiti. La città era lacerata qua e là. E l’artista voleva raccoglierne dolori e tracce. Donare Lullaby a Milano vent’anni dopo, lasciarla per sei mesi installata nello storico Tempio Crematorio all’interno del Cimitero Monumentale per essere contemplata insieme alle altre anime della città, per poi trovare collocazione al Museo del Novecento, significa restituire un momento di riflessione per chi vuole fare il punto su questo periodo storico. Una ninnananna che accompagna un ricordo doloroso, ma anche un’icona che indica che si può sempre ripartire, ricostruire da zero.
E Maurizio riparte anche lasciando una traccia in un luogo diversissimo dallo storico cimitero della città. Dopo tanti anni, Massimo De Carlo ospita una sua opera a casa Corbellini – Wassermann firmata dall’architetto Portaluppi, oggi sede principale della galleria milanese. Il progetto che artista e gallerista hanno creato ha il titolo “YOU”. Si tratta di una scultura che forse conosciamo già, ma che attiva un nuovo dialogo e approcci inaspettati. È un progetto che narra dell’uomo e della collettività, che racconta “amore, amicizia, potere, perdita e sconfitta”. Proprio come il “dito”. E come nel settembre 2010, rimaniamo in attesa di scovare questo nuovo segnale all’interno di un luogo speciale.
Geschrieben von Rossella Farinotti