Quando si dice che la musica sa precorrere i tempi. Nel 2019 usciva l’ultimo album dei Chemical, „No Geography“, la cui copertina ritraeva un tank militare lungo un’autostrada. Neanche tre anni dopo ci siamo ritrovati in un mondo rimpiombato in un’epoca dai confini nazionali rigidi e dalle anacronistiche cortine di ferro tra Occidente e Russia, che nel frattempo i carri armati in strada ce li ha messi sul serio. Un bel casino e anche parecchio inutile, perché così facendo continuiamo a rimandare il momento in cui ci dovremo metterci per forza di cose a pensare al mondo come a un’unica entità da salvare, se non vogliamo che diventi una roccia disabitata.
„All Is Love“: oggi più che mai è quindi valida la frase con la quale Ed e Tom sono soliti chiudere le proprie esibizioni live, sempre ineguagliabili per potenza e raffinatezza del connubio audio e video. Sono ancora loro i numeri uno quando si parla di elettronica a livello „poupular“, gli unici ad aver trovato la formula perfetta per poter unire assieme funk, hip hop, rave culture e il filone psichedelico inglese che va dai Beatles di „Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band“ („Let Forever Be“) alla progenie degli Spaceman 3 (vedi il remix di „I Think I’m in Love“ degli Spiritualized).
Solitamente il viaggio sulla loro astronave non è di quelli interminabili, ci si gioca tutto in 75/90 minuti senza respiro. Ma, d’altra parte, ai fuoriclasse basta anche solo un tempo per mettere a segno una rete e due assist e mettere tutti in riga. Allacciate le cinture: Brothers gonna work it out!
Geschrieben von Nicola Gerundino