Se c’è una cosa che difficile stanca è quel riff di chitarra. Sì, proprio quello lì: quello in cui le pause tra le note sono più importanti delle note stesse, quello che ti prende per la collottola e ti porta in giro facendo strisciare i piedi e dinoccolare il collo fino a rischiare la cervicale. Quel riff lì è il funk e sono decenni che rimane solido al suo posto. La formula può variare (o no), ma il risultato è sempre sorrisi di relax e scuotimento del corpo.
„Keep that funk alive“ cantano infatti i Lettuce nell’ultimo bell’album „Unify“. Funk come stile di vita, come resistenza e opposizione a un mondo che ci vuole sempre più isolati, chiusi in casa chini su un computer. Funk come leggerezza esistenziale accompagnata da coscienza di sé, degli altri e dello spazio che si occupa – che guarda caso sono anche le basi su cui si poggia il saper ballare.
La band statunitense porta in giro il suo messaggio funk atterrando anche a Roma. Niente aerei o autobus per loro, si viaggia direttamente sulla P-Funk Mothership, l’astronave afro-funk futurista immaginata dal padrino del genere George Clinton.
Geschrieben von Giulio Pecci