Che il percorso artistico di Dara Birnbaum è ampio e ricco si nota subito, appena entrati. La mostra, curata da Barbara London con Valentino Catricalà e Eva Fabbris, si apre in un ventaglio di schermi che riproducono molti dei lavori video della Birbaum e si allarga su un ampio schermo per poi salire al piano di sopra e aprirsi in modo avvolgente e quasi arrogante in un susseguirsi di passaggi del suo linguaggio. Più che i singoli lavori, infatti, si legge in modo trasversale l’immaginario e i valori che Dara Birnbaum ha sviluppato e nutrito negli anni di ricerca. I materiali che usa si gettano verticali nei linguaggi del mondo femminile, casalingo, materno. Dell’infanzia conservativa, dell’immagine perfetta di famiglia e di stereotipi culturali di cui tutti noi siamo stati ingozzati. Nel suo accostarli e renderli quasi isterici li spezza, ne sottolinea la perversione e la forzatura che applicano al pensiero, rendendoli quasi urticanti senza mai sovrastrutturare la visione. Una mostra antologica che porta a galla le intersezioni culturali tra video arte, televisione e tecnologie di consumo, oltre che la narrazione deviata che perseguita il ruolo della donna nella società.
Geschrieben von La Redazione