Meglio qualcosa piuttosto che niente: potremmo riassumere così un certo spirito di quartiere Lambrate, da anni immemori intento a essere talvolta distretto artistico, talaltre distretto del design, altre ancora distretto notturno. C’è del miracoloso in questo trasformismo riottoso e restio a soffermarsi da una parte dall’altra, ed è anche vero che ci sono miracoli fisici a Lambrate, come la Cappelletta: altarino pagano poi chiostrino cristiano che si dice in attività da millecinquecento anni, e lasciato intonso pure dai bombardamenti massicci della Seconda Guerra mondiale, letteralmente passatigli attraverso. Tra la Galleria Francesca Minini, Boccanera e ArtNoble tra gli altri, dopo le peripezie del sito del Fuorisalone più postindustriale di sempre, con la DAE da Eindhoven e barbieri-designer hipster risvoltinati e barbuti piazzati in enormi capannoni industriali, prontamente sostituiti dallo sbaraglio del clubbing cupo e monotimbrico à la Berlino, Lambrate è uno scenario in cui il vino naturale s’affianca alla peggio birra bevuta al bordo della strada, al cospetto alle vecchie palazzine dormitorio vestite di clincker, quelle piastrelle che tanto piacevano a Gio Ponti e che sbrilluccicano al sole come soltanto i bagni di rilievo sanno fare.
C’è poi il leggendario Parco Lambro, nelle cui frasche e collinette s’agguantano di tanto in tanto festoni e sognatori psichedelici, gli immancabili sportivi che si fanno strada tra i picnickers e l’orda di skaters, a cui negli ultimi anni si sono aggiunti i freestyle di monopattino, con quei riconoscibilissimi salti a girandola – e anche il più piccolo Lambretta, dall’azienda omonima, che funziona esattamente come il Lambro ma senza freestyler e skaters. E infine il centro: la Stazione, nodo di svincolo per lavoratori, studenti e ravers, tutti indiscriminatamente affezionati alla pizza del Mundial.
Insomma, con questa mescola topografica di centro-periferia è chiaro che da Lambrate si vede Milano da dentro e Milano da fuori: si canta la malinconia della città e si raddrizza la cassa nei sobborghi industriali, si cerca un benessere musicale e artistico e quell’attitudine punkabbestia e cantereccia che è prerogativa del Birrificio Lambrate in Adelchi soltanto, ben spalleggiato dalla bontà d’animo e d’impasti del panificio Danelli, che sfama il quartiere tutto da tempo immemore.
PROGRAMMA
UNOLAB – DJ Set
PEPETA – Live Band
BN$R MUSICA
J. LEVIS, PITO ROCCIA, MA LA, TROME – Live Performance
Chandelier Studio Showcase
Geschrieben von La Redazione