Ormai per me è una delle poche certezze della vita: la Scozia è l’equivalente musicale dell’Uruguay in ambito calcistico. Una qualità media altissima rispetto al numero di abitanti. Sono passati più di venti anni dal primo folgorante incontro con la musica e la voce di James Yorkston. Merito dell’esordio “Moving Up To Country” (2002) firmato insieme agli Athletes e pubblicato dalla Domino. Ma anche dello splendido remix folktronico firmato Four Tet di “The Lang Toun”, singolo extra album uscito lo stesso anno.
Da allora è stato quasi sempre un piacere seguire la parabola folk di Yorkston, con i suoi venerabili maestri (John Martyn o Bert Jansch) in bella vista come riferimento ma anche tante intuizioni personali, collaborazioni – con il collettivo/etichetta Fence di King Creosote, guarda caso anche lui di Fife, Scozia – e aperture verso altri suoni del mondo. Arrivando ai nostri giorni l’ultima collaborazione è con la svedese The Second Hand Orchestra con cui ha pubblicato il pregevole “The Wide Wide River” (2021) e il recente e ancora più convincente “The Great White Sea Eagle”. E qui arriva il colpo di scena, il featuring che non ti aspetti: Nina Persson.
L’ex voce e volto dei Cardigans – una delle icone della MTV generation a cavallo tra i due millenni – torna dall’oblio nel modo più inatteso e strabiliante possibile. Come grado di magia e intrecci vocali siamo ai livelli della sua partecipazione in “It’s a Wonderful Life” del compianto Mark Linkous e dei suoi Sparklehorse. Inutile dire che vederli e sentirli dal vivo insieme sarà qualcosa di profondo e delicato nella stessa nota emozionale. Se poi dovessero infilare in scaletta una “Apple Bed”, beh, l’incantesimo sarebbe completo. Non ci poteva essere duetto e debutto migliore per la nuova stagione di Unplugged in Monti.
Geschrieben von Matteo Quinzi