Dj Python è un nome che è iniziato a brillare da un po‘: in sordina, ma ascendente. Brian Piñeyro, così all’anagrafe, metà argentino e metà ecuadoregno, sta lasciando un’impronta nel panorama della musica elettronica contemporanea. La sua storia è un viaggio affascinante attraverso il mondo del beatmaking, che lo ha portato dai quartieri urbani di New York alle platee dei festival internazionali.
Una storia che nasce proprio nel melting pot culturale americano: partito dalla musica latina, è arrivato ai suoni della house, con il dub e il raggae, che erano sempre di casa, che si sono infilati qui e lì. Il suo è approccio diverso da quello di molti dj: tanta diversità musicale e tanti movimenti dance disparati, uniti bene in un mixone generazionale. Python è diventato popolare proprio per i suoi set: performance incendiarie nei club newyorkesi con gente a braccia alzate a cantare per tutto il set, conquistando fan e attenzioni nuove anche dal mondo più elitario del clubbing, che snobbava invece i „mischioni“ musicali. Ha prodotto anche diverse cose interessanti, iniziando presto: l’album „Dulce Compañia“, gli EP „Derretirse“ (per Dekmantel) e „¡Estéreo Bomba! Vol. 1“ – e non parlate di raggaeton, perché siamo altrove.
Ha collaborato anche con altri: Anthony Naples, Dj Wey e Dj Manny, contribuendo alla sua nuova reputation di dj super alternative, con un sound diverso da tutto quello che c’è in giro. Addirittura ha pubblicato un seminario di „auto-aiuto“ ritmato da un ritmo di „pitter-patter“ che sembra decisamente attuale coi temi della solitudine e dell’intorpidimento. Del resto, ha detto: „La musica aiuta a diffondere la comunicazione. Come artista posso contribuire a far conoscere le persone, a farle esibire, a distribuire soldi in beneficenza. La musica è una cosa comoda, ma sembra comunque una cosa buona da fare“. E bene così.
Geschrieben von Manuela Maiuri