Non penso di esagerare se dico che Guido Möbius sia una delle personalità più (musicalmente) schizzate e schizoidi che mi sia ritrovato ad ascoltare. La Germania, d’altronde, è il regno dove tutto si mischia. Ricordate quei bellissimi anni nel quale il dogma imperante – indietronica/folktronica – dominava su ogni altro genere conosciuto sul globo terracqueo?
Bene, quello era un mix di pop, folk, indie, glitch, elettronica e di tutto e di più. Quando i Notwist facevano „Neon Golden“ e i Lali Puna, beh, facevano i Lali Puna. Möbius viene da quel mondo lì – non a caso da oltre dieci anni continuano le collaborazioni con F.S. Blumm, uno che è di casa a Morr Music e che ha fatto un disco con Nils Frahm, giusto per ribadire il meltin pot – e, nonostante le evidenti differenze rispetto agli esordi, non se ne è mai totalmente staccato.
Nei suoi album potete ritrovare delle „ouverture“ da pura musica classica, beat che più neri non si può, tifoni impazziti di rumore bianco, indie pop candidissimo che nemmeno in Svezia, future jazz a pioggia e chissà che altro. In sintesi: tutto e il contrario di tutto. A ribadire che quel mondo là non è scomparso. D’altronde, imprevedibile come è Guido, metti che tra i loop sinistri poi si mette a fare la cover di „Pick Up The Phone“…? Noi, fazzoletti in mano, dichiareremo la nostra resa.
Geschrieben von KYÖSTI VÅINIØ