La Città Eterna si nutre di miti e leggende. Pur non disdegnando del tutto le novità, Roma si sente più a suo agio con chi ha fatto la storia. Ed ecco allora che anno dopo anno vediamo sfilare sul palco di Villa Osio jazzisti dai nomi altisonanti, da Roscoe Mitchell ad Anthony Braxton, da Enrico Rava a Jan Garbarek, da Dave Burrell ad Abdullah Ibrahim. Billy Cobham, ottanta anni compiuti lo scorso maggio, è uno dei simboli della fusion.
Due estati fa lo abbiamo visto dietro la sua batteria a dettare il ritmo per un supergruppo di nome e di fatto, quel Modern Standards Supergroup che vedeva al suo fianco Bill Evans, Randy Brecker, Linley Marthe e Niels Lan Doky, ma Billy Cobham, batterista dalla sterminata discografia, lo ricordiamo soprattutto a fianco del Miles Davis periodo „Bitches Brew“ e poi
fondatore con John McLaughlin nel 1971 della Mahavishnu Orchestra.
Nel 1973 debuttò da solista con “Spectrum”, un disco ancora oggi fondamentale di cui dallo scorso anno viene celebrato il cinquantennale con il progetto “Spectrum 50”, una versione della Cobham band che vede accanto a Cobham la chitarra di Rocco Zifarelli, per oltre vent’anni chitarrista di Ennio Morricone, le tastiere di Gary Husband, a lungo nei The 4th Dimension di John McLaughlin, il basso di Michael Mondesir e le percussioni del brasiliano Marco Lobo.
Geschrieben von Carlo Cimmino