Luci soffuse, liane che pendono dal soffitto, ricordi di un mondo animale e ancestrale. Così si presentava nel 2022, sempre sul palco della Triennale, Annamaria Ajmone, coreografa e danzatrice, con La notte è il mio giorno preferito. Oggi i suoi interessi non sono mutati, anzi, ha approfondito, con la performer e voice artist Veza Fernandez, l’indagine sull’universo naturale. In I pianti e i lamenti dei pesci fossili il centro dello studio, declinato nei suoi aspetti più vari, è l’elemento del fossile, dal quale emerge una riflessione sul tempo, sul suo stratificarsi, sul capire cosa resta e cosa viene dimenticato e qual è la relazione tra il possibile e ciò che è certo, tangibile. C’è un filone tematico, sempre più presente nel teatro contemporaneo, che indaga chi resta: dopo un lutto, dopo un evento, dopo una partenza. In questo caso la domanda che si potrebbe porre è: cosa resta? Dopo secoli, dopo generazioni, alla fine, cosa rimane? Forse un fossile, ombra di un corpo che non esiste più.
Geschrieben von Francesca Rigato