All’alba dei miei 30 anni con ancora sopra l’etichetta, le persone che mi circondano non hanno mancato massicce dosi di prese per il culo per la passione viscerale per Anna Pepe che mi accompagna da qui a qualche tempo. L’algoritmo del mio TikTok da millennial parla chiaro: spezzoni di Anna nelle discoteche, ragazze e ragazzi nelle strade che fanno lip sync di TT LE GIRLZ, fan art varie, per ora ancora nessun AI. Haters will say che il motivo per cui Vera Baddie ci prende così trasversalmente per la gola è legato alla cura meticolosa nella costruzione del progetto, che arriva alla coronazione della sua fama dopo anni di singoli e feat che calzano a pennello con la costruzione della sua identità. Per quanto ci mancasse la nostra Nicky Minaj e ci fosse un buco discografico pronto per essere riempito, se tutte – e tutti – in età comprese fra i 10 e i 35 anni – teniamola bassa – sentiamo il magnetismo della piccola spezina, qualche motivo in più ci sarà.
Anna è la baddie: parla delle canne, viene dalla provincia ligure, racconta dei treni per una Milano vista come il goal (che ha raggiunto) e trasuda il suo segno zodiacale (Leone) da ogni poro.
Sicuramente la sua perfetta intersezione fra pop e rap, che ormai qualcuno chiama urban pop, è un’amalgama di ritornelli super catchy e linguaggio slang spinto e strafottente senza mai sconfinare nell’esagerazione. Anna è la baddie: parla delle canne, viene dalla provincia ligure, racconta dei treni per una Milano vista come il goal (che ha raggiunto) e trasuda il suo segno zodiacale (Leone) da ogni poro. Se altre rapper italiane che hanno lasciato e lasciano il segno come Fishball e Chadia, in contrapposizione con l’average approccio maschile da rappuso (che afferma sè stesso attraverso lo spaccio, la quantità di donne che non vedono loro di avere proprio lui davanti, i soldi) spingono una visione legata al sesso e al proprio corpo come un mezzo di emancipazione strumentalizzando lo sguardo maschile, Anna pone il suo essere femmina in un genere di appannaggio maschile in maniera diversa.
Nella scrittura – di ispirazione molto americana nel grip – le sue emozioni escono fuori in maniera più soft, a tratti bambinesca, esprimendo stati d’animo con cui risulta facile familiarizzare: la difficoltà del lasciare andare relazioni passate, il rollercoaster emozionale femminile che tipicamente affossa le relazioni romantiche eterosessuali (UNA TIPA COME ME), l’angoscia per l’amica che non riesce ad uscire da una relazione malata, tutto condito da uno slang quasi caricaturalmente digitale e english speaking e continui omaggi dichiarati agli zanza e ai tamarri (un amore da piazza).
In fondo Anna si definisce baddie da sola ma non è una mangiauomini, non è neanche troppo una fattona, si mette la tuta e va a mangiare al mc dopo aver fumato: eccoci. Il suo appeal non toglie le insicurezze che si porta dietro e anzi a volte le accentua. Incarna un girl power con i tratti tipici della genZ che non si prende sul serio per davvero ma che arriva totalmente nella sua spontaneità: per scherzo o sul serio, se non hai capito di essere lei forse è quello che vuoi diventare.
Geschrieben von Carlotta Magistris