Quinto appuntamento di una stagione primaverile di INNER SPACES che ci sta regalando momenti di condivisione sonora difficili da dimenticare. Dopo il set caotico, sfacciato e libero di Mike Paradinas lo scorso 24 febbraio, ad animare l’impianto acusmatico dell’Auditorium San Fedele questa volta ci saranno altri due nomi importanti dell’elettronica britannica: Lee Gamble e Leafcutter John.
Se quest’ultimo lavora all’intersezione tra il mondo naturale e quello digitale – tramite l’intesa di strumenti elettronici ed acustici – Lee Gamble è un noto esploratore di quegli spazi liminali che risiedono al confine tra ciò che è umano e ciò che non lo è. Una serata quella del 10 marzo che, come i più affezionati di questo appuntamento sanno, è giocata sulla contrapposizione tra i due concerti.
Nonostante i contrasti, il fil rouge che connette i due artisti è la destrutturazione del suono a favore di una dimensione vicina al glitch; immaginando un continuum di questa pratica, se Leafcutter John attinge alla natura e all’ambiente per trasportare la narrazione verso territori legati all’umano, Lee Gamble parte da quest’ultimo per condurci al mondo del post-umano, e, nei suoi ultimi lavori, del fantasmatico.
La discografia di Lee Gamble può essere considerata una guida pratica per farsi strada in quello che è successo negli ultimi 10 anni di elettronica. Partendo dal noto Diversions 1994-1996, pietra miliare del periodo post-2000, in cui le tensioni jungle anni ‘90 venivano reinterpretate con la coscienza del presente, si passa per la trilogia Flush Real Pharynx 2019-2021, che contiene gran parte di ciò che serve capire la cosiddetta estetica HD, e si chiude il cerchio con l’ultimo Models (2023) in cui con l’aiuto dell’AI il produttore supera la pratica del sampling per dedicarsi ad una ri-costruzione senza oggetto. Giocando in una tensione tra presenza e assenza, viene da chiedersi quale delle due prevarrà durante la sua esibizione: verrà lasciato più spazio alla macchina o al tocco umano? Quello che è certo è che nella pratica di Lee Gamble la spazialità del suono è un elemento fondamentale, e l’Acusmonium ben si presta alla costruzione di un’esperienza a metà tra perfomance e installazione sonora.
Una serata che restituisce al meglio il nome della rassegna in corso, ‘radici e diramazioni’, partendo dalle prime per estendersi alle seconde, e oltre.
Geschrieben von Pietro Leonardi