Ritrovarsi al cospetto di una pellicola trascendentale, in un “microcosmo” composto da sogni, sensazioni, odori, sapori. La Cocina è un’esperienza quasi sensoriale, dove lo spettatore assiste a un insieme di sensazioni manifestate dai protagonisti. In un “corredo” in bianco e nero, gli interpreti si ritrovano catapultati in questa cucina che diventa a tutti gli effetti la loro “zona-franca”, tra veri e propri scontri e oculate preparazioni di succulente pietanze.
Alonso Ruizpalacios deliberatamente rappresenta questa cucina come la più classica e rude scala sociale contemporanea.
La Cocina assume a tutti gli effetti un tono politico. La rudezza con la quale Alonso Ruizpalacios decide di raccontare questa storia – composta però da microstorie – va a braccetto con la fascinazione che si ha nel recente, per la cucina e le sue estenuanti dinamiche. Il mero concetto di ambizione che si scontra con quello più passionale del sano e puro sentimento. I tratti grotteschi fanno da contorno a un lavoro che, come ribadito in precedenza, ha toni decisamente politici. Una sorta di “società piramidale” formata da gente di diverse etnie con a capo un “despota” rappresentato dallo chef. Alonso Ruizpalacios deliberatamente rappresenta questa cucina come la più classica e rude scala sociale contemporanea. La macchina da presa segue minuziosamente i vari personaggi, dal proprietario ai suoi sottoposti, fino a arrivare al senzatetto. La “catena alimentare” è chiara fin dall’inizio. Per raggiungere la cucina si deve percorrere un labirinto dove la luce è poca e l’aria è rarefatta. Al vertice, luogo dove si prendono le ordinazioni, ci sono i benestanti, sotto invece i poveri, i disperati. Una metafora chiara, evidente. Dalla scena dello splendido piano-sequenza che mostra l’interno della cucina coi suoi interpreti, come a indicare paradossalmente una “catena” ai primi piani delle pietanze – le code di un astice grigliato in padella – cotte come a rappresentare l’inesorabile destino di alcuni personaggi interni al film. L’acquario – spesso mostrato durante il film – con questi crostacei intrappolati e pronti per la padella, un po’ come la maggior parte dei protagonisti.
Il dinamismo della pellicola è pari a quello che il regista messicano ha sempre mostrato nei suoi film. La veemenza di una regia che scardina completamente ogni schema canonico di un film, attraverso una sequela di simbolismi o metafore, utili a enfatizzarne l’effetto. L’incisività, l’essere trascendentale, sono caratteristiche che contraddistinguono lo stile di Alonso Ruizpalacios. Anche in La Cocina si denota ampiamente tutto questo, attraverso una regia robusta, vigorosa. Una favola nera fatta di illusioni, sogni in totale contrasto con l’energica realtà della cucina.
Ma La Cocina è anche un film volutamente antipatico, ovvero che innesca nello spettatore quell’acredine nei confronti di un sistema – metaforicamente sociale – lavorativo estenuante. Un contesto che risulta duro, come una succosa portata che si fa fatica a digerire per la sua consistenza. Gli eccessi applicati da Alonso Ruizpalacios sono la chiave di volta del film. I suoi personaggi, pieni della sua rocambolesca creatività. La Cocina, abusa dell’immaginario culinario per mostrare un racconto “infernale” del presente. La scena del litigio fra capo-cordata e sottoposti mostrato con una quasi graffiante ferocia, con questa incensante austerità lavorativa da risultare, volutamente, indigesta al pubblico spettatore. Questo è il modo con cui Alonso Ruizpalacios racconta lo sradicamento dei suoi personaggi, focalizzandone la clandestinità e il loro reiterato disagio, in una quasi minacciosa New York. Sempre lei, la “grande Mela”, teatro di sfoggio di questa effusione di sensazioni e di sogni infranti, raccontata da un abile regista messicano.
La Cocina è un prodotto filmico per palati fini, un lavoro che fa venire l’acquolina in bocca già dai titoli di testa.
Presentato in collaborazione con FESCAAAL in occasione della cerimonia d’apertura della 34esima edizione.
Segue una conversazione tra il regista Alonso Ruizpalacios, Paolo Moretti e Alessandra Speciale della direzione artistica di FESCAAAL.
Geschrieben von Alessio Giuffrida