Ambrose Akinmusire è un giocoliere. Non può definirsi in altro modo un musicista che riesce a tenersi a cavallo tra la tradizione jazz (afro)americana e gli sperimentalismi rarefatti del jazz nordeuropeo. Mantenendo anche un orecchio aperto verso mondi musicali più „pop“ e temi sociali scottanti.

Per dire: Ambrose è presenza fissa del catalogo Blue Note e dei festival jazz più importanti e „storici“ del mondo, ma la sua tromba compare in „Mortal Man“ di Kendrick Lamar, la traccia che chiude „To Pimp a Butterfly“, e ha firmato la colonna sonora della serie tv „Blindspotting“. Nei suoi ultimi due album, gli splendidi „Origami Harvest“ e „On the Tender Spot of Every Calloused Moment“, la sua ricerca in questo senso ha raggiunto picchi di qualità difficilmente rintracciabili altrove. Orchestrazione creativa, momenti quasi free, spoken word o rap. Chiaramente poi la sua tromba: priva di manie di protagonismo, dotata di un lirismo mai sdolcinato o banale: sempre schivo, laterale, pronto a cogliere l’ascoltatore di sorpresa e stimolarlo.

Insomma siamo di fronte a un vero jazzista contemporaneo. Libero pensatore, musicista tecnicamente eccelso ma che non ha interesse ad alienare il suo pubblico. Al massimo prova a sfidarlo, coinvolgerlo in un mondo bellissimo e complesso, fornendogli comunque gli appigli giusti per orientarsi. Lo seguiremo nei suoi percorsi con enorme piacere, nel fresco parco della Casa del Jazz.