Formalmente regista e scenografo, Fabio Cherstich (Udine, 1984) appare meglio definibile da etichette più ampie come autore o artista. Unisce cura per l’immagine alla passione per i linguaggi visivi contemporanei, porta il teatro ovunque, lo mescola con la pittura, i documenti, la vita.
Dopo l’esordio lo scorso dicembre al teatro La MaMa di New York, Chersitch porta Visual Diary in Triennale Milano per raccontarci la scena queer newyorchese degli anni Ottanta, utilizzando documenti e materiali di archivi in gran parte inediti, che ci guidano nelle storie emblematiche degli artisti Patrick Angus, Larry Stanton (il suo Estate è curato proprio da Cherstich) e Darrell Ellis. I tre hanno carriere e pratiche artistiche ben distinte eppure sono legati dal comune e malinconico destino di una prematura morte data da complicazioni conseguenti all’AIDS.
Cherstich vive a Milano quando non viaggia per mettere in scena un progetto, insegna estetica della regia teatrale alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano e alla IULM, ed è stato l’ideatore di Operacamion progetto che propone un teatro di intrattenimento che va verso il pubblico, gratuitamente, nelle strade.
Geschrieben von Irene Caravita