Non è difficile immaginare gli Arches o la Two-Speed Staircase di Marc Camille Chaimowicz come ipotetici elementi di una di quelle piazze assolate e immobili con cui siamo abituati ad identificare Giorgio De Chirico. L’esercizio d’immaginazione più complicato da fare prima di aver visto questa mostra, però, sarà quello di associare il “Figliol Prodigo” del padre della Metafisica, al lavoro del franco-inglese, perché un interno spoglio e monocromo non è certo ciò a cui Chaimowicz ci ha abituati. Al contrario, li ha arricchiti e decorati con carte da parati, colori e forme, fino a confondere i confini tra oggetti d’arredo e sculture, esaltando la dimensione decorativa di scrivanie e sedie a discapito della loro funzionalità.
Non ci aspettano canarini svolazzanti per il Palazzo dell’Arte e nemmeno ci verrà offerto di bere del tè, quello a cui invece assisteremo è un dialogo tra arte e architettura che passa anche per il design. Scegliere di portarlo in Triennale è una decisione assolutamente azzeccata.
A cura di Eva Fabbris, direzione artistica di Edoardo Bonaspetti.
Geschrieben von Angela Maderna