Habesha

Corno d’Africa

Si mangia con le mani, si fuma lo shisha e si balla con M¥SS KETA

quartiere Porta-Venezia

Geschrieben von Martina Di Iorio il 31 August 2020

Narghilè alla fragola, musica che esce dai negozi, saracinesche che si alzano la mattina presto e si abbassano la sera tardi. Sui marciapiedi tanti volti, a tratti stanchi a tratti più distesi, che danno il benvenuto all’interno di quella che è la comunità più antica insediata a Milano. Quasi duemila eritrei si trovano oggi tra le via di Porta Venezia: li trovi prevalentamente dentro i piccoli market, dentro i bar, i ristoranti dai nomi che omaggiano la propria cultura. Come il ristorante Asmara, qui dal 1984, si viene per mangiare un’autentica cucina eritrea: zighini, il piatto per eccellenza dell’amicizia perché si mangia con le mani, kifto (carne trita con burro eritreo) e tumtumo (un piatto totalmente vegetariano). A sentire i locals di Porta Venezia è stato proprio questo storico posto a dare l’apripista alle numerose altre attività che sono in zona. E poi il boom.

L’integrazione tra la comunità eritrea e il resto degli abitanti di Porta Venezia è pacifica, silenziosa, e rispettosa.

Durante i giorni che precedono il Milano Pride la situazione è surreale, tanto da farti amare questo quartiere più di ogni altro: Britney Spears e Rihanna si diffondono insieme alle colonne sonore del Corno d’Africa; il gin scorre a fiumi e copioso, gli abbracci per strada non conoscono colore o barriere. L’integrazione tra la comunità eritrea e il resto degli abitanti di Porta Venezia è pacifica, silenziosa, e rispettosa. I ristoranti sono frequentati per la maggior parte da una clientela „bianca“, felice di banchettare alla maniera africana, e molti i locali dove questa commistione di culture viene fuori splendidamente.

Come al LOVE, localino gestito interamente da una famiglia tutta al femminile che viene dall’Etiopia. Qui per una strana coincidenza astrale fatta di pr locali, creativi di vario genere, ragazze di Porta Venezia e non, si è creato un movimento underground che porta il nome di diverse fortunate serate: Spiritual Sauna, Trauma, Bratzcore. Oppure al Red. Chiedete della mitica Zaidne, in arte Za, una donna eritrea dai folti capelli ricci che ha trasformato questo piccolo bar in un hot-spot LBGTQI+. Si beve decentemente, ma soprattutto si beve un long drink con 4 euro. La lista è lunga: questa la nostra selezione di posti per fraternizzare con la gente che viene dal Corno d’Africa.

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