Nato quasi nel bel mezzo del nulla, l’aggregato urbano corrispondente al nome di Centocelle ha dovuto badare innanzitutto a una cosa: l’autosostentamento, inteso non tanto come l’andare a cacciare selvaggina in quel che rimaneva della campagna prenestina o l’escogitare espropri di ortaggi e ovini, quanto come il creare una rete di attività che permettesse l’acquisto di beni a tutta la popolazione che lo ha abitato da sempre: lavoratori, operai, tranvieri etc. Diciamo che per chi nasceva da queste parti le alternative a lungo sono state principalmente due: lavorare da dipendente o aprire una piccola bottega dove vendere beni di prima necessità o dove mettere in vetrina il frutto della propria sapienza artigiana. Una tradizione legata alla manualità abbastanza lunga, quella di questo quartiere, che ancora oggi mostra i suoi lasciti e frutti: basti pensare all’associazione culturale L’Arte Perfetta, un atelier datato 1978 e attualmente sotto la guida di Paola Cenciarelli, dove si tengono corsi, incontri e workshop che vanno dalla pittura su porcellana alla foggiatura al tornio; oppure alla bottega Di Vetro di Carla Olivieri, in cui, nomen omen, si possono trovare lampade, specchi o vasi interamente creati a mano. Commerciare, poi, vuol dire anche essere dei selezionatori e ricercatori dall’occhio lungo, e così arrivano in fila la mecca dedicata ai Lego de La Brickeria, i prodotti da coltivazioni biologiche di Brutta & Verdura, le carni de I Tre Porcellini, i dischi di Dystopia e Disco+, i libri de Il Mattone. Infine, impossibile non citare il punto di riferimento per chi vuole percorre i saliscendi del quartiere su due ruote, Centocicli, le creazioni meravigliosamente scorrette di Fhate Off o i distillati artigianali della Liquoreria Meloni. Sfido a trovare altre zone di Roma che possano vantare una genziana di quartiere.