Platanus

Guardare gli alberi

Un itinerario tra dieci alberi milanesi con Edoardo Verga, agronomo

Geschrieben von Lucia Tozzi il 9 April 2019 Aggiornato il 30 Mai 2019

Il comune di Milano ha messo online a disposizione dei cittadini una mappa interattiva del verde, che mostra albero per albero (compresi quelli che crescono nei cortili delle scuole) quanto è grande il tronco, la chioma, quanto contribuisce a ridurre l’inquinamento in città e quali benefici apporta alla città anche in termini economici.

Abbiamo chiesto a Edoardo Verga, che conosce il patrimonio verde urbano foglia per foglia, di creare un itinerario tra 10 alberi che ritiene particolarmente importanti, e raccontarci il perché. Il suo lavoro consiste nell’individuare le anomalie strutturali delle parti di una pianta, ovvero tutti quei difetti che possono generare situazioni di pericolo per le persone o le cose intorno alla pianta: rileva e analizza i parametri dendrometrici degli alberi milanesi, la loro morfologia, la localizzazione, lo stato delle radici, le ferite, l’angolazione, i danni arrecati da potature troppo drastiche o da scavi troppo invadenti. Utilizza strumenti dai nomi interessantissimi (dendrodensimetro o resistograph, tomografo), con cui valuta la stabilità della pianta, che in genere è maggiore se si è lasciato crescere l’albero in modo naturale.

Il risultato è un ritratto interessantissimo del nostro patrimonio arboreo, fondato sulla struttura e non su dati puramente anagrafici (gli alberi più antichi, gli alberi più grossi) o pittoreschi (i più verdi, i più fioriti, i più esotici). Niente dà più soddisfazione a Edoardo Verga di un albero ben situato, armoniosamente sviluppato o, ancora meglio, che si è adattato in modo intelligente e autonomo all’ambiente circostante, sporgendosi in cerca di luce o rinforzando i propri equilibri attraverso stratagemmi strutturali incredibili. «Spesso i cittadini si allertano perché le piante si muovono o per inclinazioni in determinate direzioni della pianta, ma se le piante si muovono è un bene, vuol dire che assecondano le forze del vento; se sono inclinate, la maggior parte delle volte, è perché sono alla ricerca della luce loro fonte di energia, quindi sanno perfettamente quello che stanno facendo.»
Gli alberi in ambiente urbano vivono in genere meno a lungo perché le radici hanno poco spazio per svilupparsi, spazio che la maggior parte delle volte è coperto da cemento che impedisce l’ossigenazione e il rifornimento di acqua, e a causa delle temperature più alte causate dalle attività umane, che costringono la pianta ad un’autoregolazione molto dispendiosa dal punto di vista energetico: ma con una scelta corretta delle specie e una buona manutenzione possono diventare fortissime.

Gli scienziati e i fotografi hanno in comune l’amore per gli alberi d’inverno, o appena all’inizio della primavera, quando è possibile leggerne lo scheletro, gli intrecci dei rami, quando la corteccia riflette la luce.
Edoardo Verga ha scelto molti platani, la quercia gloriosa della darsena, ma anche un gruppo di ailanti uniti a formare una sola chioma o una Sophora Japonica di fronte alla Casa di Gardella al Sempione: quelle piante o quell’insieme di piante che, radicate in un determinato contesto, hanno potuto trovare le migliori espressioni del loro essere.
Consultare questa guida serve a guardare in modo diverso gli alberi e i luoghi a cui siamo assuefatti, i parchi che frequentiamo dalla prima infanzia o dai primi baci o dalle prime alterazioni sensoriali.

Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2019-05-01

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